CAPITOLO V - INIZIAZIONE
SCIAMANICA E PRIMI PRODIGI
Era un periodo veramente
drammatico. Il niente li circondava invadente e beffardo come la pubblicità
alla televisione. Ancora una volta niente da fare, ed erano in pieno luglio, in
piena KostaAdriatika, neanche due ore da Rimini!
Era una domenica
torrida, con lo scirocco che mandava via la voglia di farsi vento, e sopra, una
cappa opprimente di nuvole scolorite. La banda era tutta schierata dentro
un'aiuola della piazza. Qualche birra sparsa e qualche cane sdraiato. Molti
fingevano di parlarsi dicendosi le solite cose idiote, ma in realtà con la coda
dell'occhio aspettavano di vedere il biliardino libero dai tossici e dai
metallari per andare a giocare a loro volta. Lui stava seduto sulla
recinzione dell'aiuola anche se
indolenziva il culo, perché detestava stare sdraiato in quella finta erba, non
tanto per le siringhe (che tra l'altro sono sempre abbastanza visibili), quanto
per gli sputi e le cagate secche dei cani che ogni tanto affioravano dagli
sparuti ciuffi d'erba.
La tipa dai capelli
rossi aveva preso al chiosco l'ennesimo sacchetto di patatine fritte da mille
lire e per cominciare la conversazione da salotto disse allo Sciamano:
"Porcodio Sciamano! Guarda che tempo! Neanche al mare se po' sta'!
Sciamano fa qualcosa!... Facciamo qualcosa! Cosa se po' fa' stasera?"
"Non c'è niente...
nemmeno una festa..." risposero in coro lentamente, e il pirata aggiunse
svogliato: "...Ci sarebbe uno spettacolo a Mutonia... ma co' 'sto tempo
non so se lo fanno più..." Il guerriero che già da tempo era insofferente
sembrò per un attimo calmarsi: "Che spettacolo? Sei sicuro?" rispose
il pirata: "Dovrebbero fare una delle loro performance e poi c'è la
festa... si dovrebbe pagare... ma co' 'sto tempo non so se fanno
niente..." Il Guerriero continuò ripetitivo come sempre: "Senti. Ma è
vero che i Mutoid fanno la festa stasera? e dove la fanno?". "Che
palle! Sì! Fanno la festa! Dove vuoi che è Mutonia in Brasile? Stanno sempre
lì, vicino a Santarcangelo!" "Ma è lontano?"
"Perchénonlostrozzidirettamente?"
interruppe nevrotica la messicana, ma pazientemente sorridendo il pirata
rispose: "È vicino a Rimini" e il guerriero: "E perché non ci
andiamo?" "Perché è tempo brutto, sicuramente pioverà e magari hanno
rimandato tutto". Poi la conversazione si spense sotto le urla della
messicana che chiamava il suo fred che si stava lanciando all'inseguimento di
un auto. Lui aveva capitolato e stava ora seduto sull'erba con accanto la borsa
fotografica con la macchina che in realtà era della tipa coi capelli rossi, ma
siccome lui non l'aveva si era deciso di fare un po' per uno. Le bottiglie
continuavano a spargersi attorno a loro come la noia, quando ai tavoli dei
tossici scoppiò l'ennesima cagnara. Improvvisamente c'era un tavolino
rovesciato con tutti i bicchieri; una tipa sgaggiava come un'indemoniata
brandendo una sedia contro due semiintontiti che si erano ritrovati per terra
con le rispettive seggiole; poi arrivarono tutti gli altri tossici intorno ai
due del tavolo caduto e come per incanto la piazza ritrovò il suo solito rumore
di vociare semi-annoiato. "Che schifo! Neanche un coltello!" fece il
guerriero deluso "Che tossici rincojoniti! Neanche qualche bombo! Che
cazzo sgaggiava quella! Ma ddààài! Tutto 'sto casì e non lancia nemmeno la
sedia??!! Maddàaai!"
"Quella de prima è
stata più bella!" fece la negativa. "Quale?" chiese il pirata.
"Dài! Quella dell'altro tavolo, quando il tipo ha dato il calcio a quello
sul motorino che è caduto sul tavolo di quelli vicini!". "Ah sì"
rispose annoiato il pirata... "Ma non era stato ieri??!" E
cominciarono a raccontarsi come puntate di telenovelas ammutinate il promemoria
delle risse della settimana in quella piazza.
Non erano passati dieci
minuti che il guerriero riprese a lamentarsi: "Uffa! Cosa facciamo? Chi va
a Mutonia? Andiamo a Mutonia a fare casino? Cazzo restiamo in uno schifo simile
coi tossici, le schifezze... andiamo a Mutonia!" Rimasero tutti pressoché
indifferenti alla proposta-lamento, e poi dicevano "ma se magari non c'è
più niente lassù! ...magari sta già piovendo da loro magari..." Ma erano
scuse svogliate e tutti lo sapevano; la verità è che si erano incastrati il
cervello con il fatto che si erano annoiati per troppo tempo, e qualsiasi
decisione costava fatica, niente sembrava fondamentale e nessun cambiamento
pareva poter essere decisivo a far cambiare le loro schifo di esistenze.
Stavano diventando sempre più apatici.
Ma il guerriero si era
lamentato pubblicamente e non aveva nessuna voglia di tirarsi indietro, e poi
era il più grande testardo che fosse mai apparso in quella zona, così disse:
"Ok miseri bianchi senza sangue, la mia decisione è presa! Se nessuno va
su, vorrà dire che partirò con il mio cavallo d'acciaio!" Pausa del
guerriero ed incredulità degli spettatori. Poi aggiunse: "Chi vuole venire
in moto con me?" "Io fratello!" disse lui. E tutti continuavano
a non credere, coi cervelli che pensavano "poverini-sono-andati..." e
le bocche che dicevano: "E te andresti col guerriero??!" "Ma se
non ci sei mai andato in moto!" "Ma dai! Co' 'sto tempo
n'do'andé?!" "Ma ddaai! Te pare che lo fanno davvero!"
"Sciscidijedescichesocontentitantolosaicomesonofatti...
Poiluisenondiceunastronzata nonèmicacontento" (trad: sci sci, dije de sci
che so' contenti, tanto lo sai come so' fatti . . poi lui se non dice una
stronzata non è mica contento...).
Vabbè. Dopo tutti questi
incoraggiamenti, come non avere voglia di partire? E infatti partirono
facendosi largo fra i tossici che barcollavano vicino al chiosco, e li guardavano
mentre il guerriero saliva in sella al suo cavallo d'acciaio e lui diceva
"aspetta io non ho il casco!" "Niente paura ne ho due io!,
prendi!" Lui tolse gli occhiali e provò ad infilare il casco che era
veramente stretto, ma lui se lo spinse a forza e partirono felici con il
cavallo rombante casino, un cavallo nero con un manubrio che non finiva più, e
il cavallo, che un tempo era stata una grossa Kawasaki, adesso era piuttosto
modificata, che per circolare avrebbe dovuto passare l'esame della Motorizzazione
Civile, cioè pagare dei soldi, tanti, ma figuriamoci. Insomma erano a cavallo
di una cosa per cui c'era il sequestro immediato, ma nessuno avrebbe mai osato
tanto, che per il guerriero era come un figlio, e chi avesse osato questo,
sarebbe semplicemente morto, parola di Guerriero; che neanche i tossici osavano
appoggiarsi al cavallo per non rischiare i bombi del guerriero.
Così partirono. Felici
co' 'sto cazzo di casco che già dava fastidio, sotto un cielo delle cinque e
mezza di un pomeriggio di luglio completamente coperto di nuvole giganti
bluindaco e turchino, forse anche indaco, ma nessuno ha mai capito cosa diavolo
di colore fosse questo indaco; comunque sicuramente c'era anche questo indaco.
In quel cielo fra le nuvole c'erano sprazzi di arancio intenso, strisciate di
giallo che rendevano i cumuli nembi tridimensionali. Fughe di nubi prospettiche
dai colori significativi, tipo paesaggi
dei film western, correvano sopra
la strada dritta e ingombra di auto. Velocità moderata contro un vento insopportabilmente
caldo. "Fratello! Guarda che paesaggio! Le nuvole! Il mare! Sarà un
viaggio eroico me lo sento!" E lui diceva urlando di sì, e guardava il
mare con le onde che ingrossavano di un colore verdespento con tonalità strane
per via del cielo cobalto che si rifletteva sopra.
Lungo la statale spesso
lui aveva la netta impressione che fossero l'attrazione della strada; dalle
auto molte facce sguardavano la strana moto nera e i due sopra altrettanto
strani per quel paese di ciambotti domenicali. Il guerriero aveva il giubbotto
nero di jeans senza maniche con le frange, aperto, e sul petto nudo alcuni
monili stile indiani d'america, casco
nero, jeans neri e camperos neri. Lui aveva una maglietta punk del meeting
anticlericale, i jeans corti color sporco, anfibi neri autoprodotti con punta
d'acciaio e, legata al fianco con una cinghia, la borsa fotografica della tipa
dai capelli rossi... e sopra un orripilante casco grigio non integrale da cui
erano fuoriuscite all'interno delle gigantesche tenaglie frantuma cranii.
Il dolore alle tempie
era ormai insopportabile, non era neanche mal di testa, era la netta sensazione
che le tempie pressate e pulsanti più che mai, alla prossima pulsazione
sarebbero implose. "Guerriero non ce la faccio più! Tolgo il casco. Sto a
morì!" "No, che poi ci
fermano e so' palle!... Ma te fa male?" "Siiii!!!"disse lui. Il
guerriero non disse nient'altro, passò di lato e fermò tranquillamente il
cavallo d'acciaio vicino il portone socchiuso di quelle cazzo di file di case
che costeggiano paesini e frazioni lungo la statale, e che non dicono niente ma
spesso per decine di metri impediscono di vedere il mare. Lui sfilò con dolore
il casco, con il guerriero che rideva e lo guardava e diceva "Ma sei
scemo??!!" Era strettissimo e lui non sapeva di avere tempie cadaveriche
circondate da paurose strisciate di rosso cupo quasi marrone, e diceva solo
"mi sembrava di implodere dentro il cervello" e il guerriero rideva e
diceva "Eh?" e poi disse "ci penso io", e mentre rideva
continuava: "certo che siamo delle bestie!" E tirò fuori il suo
coltello da arresto immediato e con la mano afferrò il casco segatesta e, con
mossa precisa, infilò il coltello fra il casco e l'imbottitura e rideva dicendo
"Quasi non ci credo!", e rideva mentre guardava il lavoro che stava
facendo e lui diceva: "Bullo!... quello che si dice stile selvaggio, eh
guerriero?". Lavorava quel casco come fosse un'ostrica da staccare
delicatamente, poi diede il coltello a lui e con la mano cominciò a fare forza
e tirare l'imbottitura fuori dal casco in modo molto selvaggio.
Fu allora che lui si
accorse che erano osservati da due occhi tremebondi dal portone socchiuso, e da
un altro paio dalla finestra del piano terra di fronte a loro; e lo disse al
guerriero che fece una sghignazzata mega e disse forte "porcodio
togliti!". A quelle parole magiche l'imbottitura scivolò via tutta d'un
colpo e fu gettata per terra. Esultarono mentre pensavano a quelli che avevano
visto tutta la scena, ai coltelli, ai porcodii e lui prese il casco che ora era
come un secchio capovolto tanto ballava nella sua testa. Ridevano come matti
perché il casco gli arrivava alle sopracciglia e sembrava uno di quegli elmetti
da nazi ma ancora peggio: una loro caricatura. E nessuno dei due ci credeva a
quello che avevano fatto: "Ma siamo degli animali.... Ma neanche gli
Hell's Angels fanno 'ste cose! Ma dààai! Con tutte le auto che passavano! io
col coltello in mano!.. I tatuaggi!" e giù risate; "e guarda quelli
alla finestra! Per me dicono: adesso entrano dentro e ci rapinano ma prima ci
violentano... Che bestie che siamo!" (In effetti non bisogna dimenticare i
bracciali di cuoio ai polsi del guerriero e i suoi terrificanti tatuaggi tra
cui uno gigante su tutto un braccio tratto da un eroico manifesto di John Heartfield
Dove c'è il capitale non può esistere la
pace, e in pratica era una baionetta che impalava la colomba della pace).
"Sì fratello!
Andiamo" E il fratello accese e ripartirono ancora più maestosamente, con
lui che alzava e volava via e allora cominciò a legarselo per bene questo
casco. "Yo! Viva Mutonia! Vai fratello! Lancia questo cavallo!" E il
fratello era felice e correvano sotto un cielo che diventava di minuto in
minuto più scuro; forse dovrei scrivere bigio,
ma come si fa a scrivere bigio!?? Mai
sentito nessuno dire che vuole dei pantaloni bigi, e poi Bigio era il nome di
un cane di peluche di mia sorella quando eravamo bambini, e 'sto cielo qui non
mi sembra proprio che fosse di pelouche... Comunque il cielo diventava sempre
più scuro e cominciavano a scendere le prime gocce. Il guerriero salutò tutto
questo come un Segno Propizio e disse: "Evviva! Fratello! Adesso riceverai
il battesimo per vedere se sei un vero biker!... Vuoi che torniamo
indietro?" "Cazzo no Fratello! Il cielo, la pioggia, noi sulla moto
che corriamo sotto questo cielo apocalittico.... ma sei matto fratello?!... A
Mutonia fratello!" "Yeah fratello! Così si fa!" E il guerriero
lanciò sotto la pioggia il suo cavallo d'acciaio, cantando a squarciagola
nientemeno che BORN TO BE WILD e tutta una serie di brani mitici dei Motorhead
e dei Black Sabbath e intanto la pioggia aumentava paurosamente.
Erano già fradici quando
il guerriero disse "ci stiamo bagnando un casino, troviamo una
soluzione!" Così pochi minuti dopo trovarono la soluzione incrociando un
negozio sfigato di abbigliamento che vendeva tutto a prezzi sbalorditivi perché
finalmente falliva. Loro scesero dalla moto sotto la pioggia ed entrarono
subito circondati da una ressa di famigliole ben vestite stile ok il prezzo è giusto, rigorosamente
asciutte, che compravano completini per cresima e comunione e cose del genere.
La ressa durò pochi istanti perché come entrarono, la gente si allontanò da
loro e i bambini furono ancora di più agguinzagliati ai corpi delle madri.
Loro erano grondanti
acqua con dei caschi in testa, poi soprattutto il guerriero era a petto nudo, e
aveva tutti quei cazzo di ciondoli indiani, e poi aveva tutti quei tatuaggi
terrificanti sulle braccia e sul petto e con i camperos faceva casino
passeggiando fra gli scaffali. E come spalla c'era lui in persona, che sembrava
uscito da un film tipo Arancia Meccanica, con quegli anfibi stretti sulle gambe
nude e quel casco da nazi totale. Ogni passo che facevano la gente ne faceva
uno in direzione opposta.
"Che occhio che ho
avuto eh fratello?! Un'inaugurazione
proprio di domenica pomeriggio e proprio sulla nostra strada!"
"Guarda che non è un'inaugurazione.
È..." Ma il guerriero non lo ascoltò, intento ad ascoltare ben tre
commessi che con molto coraggio si erano subito diretti verso di loro: "In
che cosa possiamo esservi utili?" Ma la traduzione vera era "cosa mai
possono comprare qui due tarri come voi, l'importante è che ve ne andiate
strasubito". Ora, il guerriero quando chiedeva qualcosa in un negozio lo
diceva sempre sottovoce con l'aria di chi ti sta proponendo un affare sporco
tipo: "Senti... ho 2 caschi nuovi fiammanti... un affare... trenta carte e
sono tuoi, ma prendili subito... se sei d'accordo fammi un cenno con la mano,
ma non parlare... ci stanno guardando..." E invece disse sottovoce:
"Senti... non è che avreste... quegli impermeabili di plastica... che
costano tipo... MILLE LIRE?" I tre tirarono un sospiro di sollievo e anche
tutto il resto dei Clienti, e tutta la situazione era ridicola. Ma il guerriero
non si sentiva per niente un avanzo di galera e non capiva la situazione, e
così sembrava ancora più strafottente, perché non degnava di uno sguardo
nessuno, tanto che nell'attesa si infilò un dito in naso come era solito fare
prima di soffiarselo, il tutto accompagnato da suoni gutturali inauditi per chi
non lo conosceva, e la gente! C'era chi strizzava gli occhi dal disgusto e chi
voltava i bambini per non guardare una cosa così orripilante.
Poi vennero i tre con
due simpatici astucci con dentro questa specie di impermeabili che in pratica
erano solo fogli di plastica o poco più, uno giallo canarino e uno trasparente
grigiastro. Il guerriero era soddisfatto! Tirò fuori gli spicci e alla fine non
trovava tipo 500 lire e i tre dissero: "va bene, va bene così! Si figuri!
Grazie!". Il guerriero a questo punto, sorpreso da tutta questa cortesia,
tirò fuori una frase che fece trasalire tutti, mentre lui stava per svenire da
quanto si tratteneva il riso e insomma il guerriero disse proprio così:
"... A proposito... non è che avete un paio di birre?". Impallidirono
tutti e tre perché ovvio che non le avevano, e pensavano "adesso s'incazza
e ci spacca tutto" e quindi dissero: "Purtroppo ne siamo
sprovvisti..." Il silenzio era totale; il guerriero come un grande uomo di
mondo continuò: "Ah ho capito... e allora cosa avete da bere?". I tre
si arresero prossimi all'infarto:
"Non abbiamo niente da bere a parte l'acqua del rubinetto". E
il guerriero non ci credeva! e disse
sghignazzando: "Niente?! Ma che razza di inaugurazione è?" E se ne
andò con lui che sottovoce gli spiegava l'esatta situazione, mentre il
guerriero sosteneva che non gli avevano dato da bere solo perché avevano speso
troppo poco ecc. ecc. poi alla fine capì e trattenendosi tutti e due dal ridere
si infilarono questi orrendi
impermeabili che erano già cianotici, e sotto un cielo strapiovoso ripartirono
urlando dalle risate!
Adesso erano ancora di
più da foto, con quei ridicoli fogli di plastica squadrata svolazzante e tutto
il resto, sotto una pioggia che faceva male addosso ma loro niente! Erano dei veri biker! Grandi biker!
Ma si accorsero di
essere degli enormi biker solo quando
cominciò a grandinare! (ed era luglio) Il cielo era ormai color notte e non
sembravano proprio le 6 del pomeriggio, e loro passavano in una strada gonfia
di chicchi bianchi completamente deserta; con tutte le poche auto ferme sui
cigli della strada con i tergicristalli in movimento ed i piloti sgomenti che
aspettavano che si calmasse per ripartire, che diventavano ancora più sgomenti
nel vedere quella visione fantasma fra la grandine dei due in moto che
passavano, neanche tanto lenti, in mezzo a quella muraglia d'acqua e di
grandine. Ma il guerriero diceva "Fratello! è inutile fermarsi tanto ormai
siamo in ballo!" e lui diceva "giusto!" con i chicchi che
scoppiettavano sopra il casco e
pensava: "è come la padella con i popcorn che scoppiano", ma
lo pensava per distrarsi perché grandine e pioggia facevano proprio male.
Adesso non c'era più nemmeno il vento caldo, e al contrario c'erano delle belle rafficone, e il mare si
agitava come un dannato e sulla strada non c'era più nessuno, e loro stavano in
moto dentro un nubifragio di quelli che il giorno dopo vanno sui giornali.
Era veramente dura. Solo
il rumore della moto e quella della pioggia sui caschi e un muro d'acqua che
non fa vedere quasi niente davanti, e l'acqua che ti schiaffeggia sul viso e
tira calci sulle cosce. Strane sensazioni. Poi il guerriero indicava sulla
destra, lontano, come una striscia più nera in cielo, verticale fino a terra,
tutta veloce, caotica, e urlava a lui: "Fratello! Ma cos'è quella roba
là?" e lui non ci credeva ma non poteva essere che lei e disse solo:
"Una tromba d'aria" "ah,
speriamo che non viene qui..." con la tipica calma dei bikers e quindi
intonò di nuovo BORN TO BE WILD....
Mezz'ora dopo il cielo
era di nuovo bellissimo e faceva l'innocente giocando a dire con dei colori
magnifici, stile tramonto, che lui non aveva fatto nessun casino e che era
stato da sempre calmo; ma le megapozzanghere sull'asfalto tradivano questa
bugia e i due in moto erano strafieri della loro impresa.
Si fermarono giusto il
tempo per gettare in terra i due impermeabili che ora non servivano più e
ripartirono come eroi di ritorno da un'impresa leggendaria. Il guerriero ora quando
incrociava un motociclista alzava lentamente in avanti il polso sinistro, il
saluto dei biker, e a volte, qualcuno rispondeva prontamente e anzi, due volte
alzarono il polso prima del guerriero il quale diceva puntualmente "Hai
visto?! È un biker!" come volesse dire merita rispetto.
Comunque sia a un certo
punto erano a S.Arcangelo, Mutonia era appena fuori dal paese, ma loro per
sicurezza puntarono la moto verso un vigile che se ne stava a guardare il
tramonto che stava cominciando. Gli arrivarono da dietro domandando la strada
esatta per Mutonia. Il vigile non si scompose né per il casco di lui, né per la
moto del guerriero, abituato a convivere con i mutoidi:"Continuate la
strada.Poi c'è il cartello".E loro pensavano "finalmente un paese
dove si respira". E partirono ringraziando sul serio.
Inutile dire che Mutonia
era una specie di paese dei balocchi per punk e affini e i Mutoid gente
veramente strana. Erano una Super Banda di tedeschi e inglesi prevalentemente
punk ecologisti che predicavano il riciclaggio dei rifiuti industriali tipo
auto, motori, computer, e scorie varie ecc; erano rigorosamente nomadi e in
quel momento erano un po' in UK, un po' in Francia e un po' nella loro capitale
che stava a S.Arcangelo naturalmente.
Narra la leggenda che come
moderni barbari un gruppo era sceso tre anni prima in Italia, chiamati dai
centri sociali più grossi e in pericolo, per creare consenso con i loro
spettacoli, e così girovagando un gruppo di loro si era fermato a S.Arcangelo,
attratti da una vecchia cava di ghiaia in disuso lungo il fiume (e forse anche
dalla cucina e dal vino romagnolo). Così avevano chiesto al comune di poter
riutilizzare quello spazio per la loro comunità. Era un enorme campo officina,
dall'aspetto sgangherato, pieno di rottami arruginiti.
Ma le apparenze
ingannano sempre.Pare che ra di loro c'erano tecnici di prim'ordine che avevano
abbandonato la tranquilla vita dai molti soldi e si erano buttati
nell'avventura: c'erano ex meccanici di F1, ingegneri elettronici, capi fonditori
e via di questo passo, che quasi i fabbri della zona andavano da loro per avere
consigli sulle saldature; e loro campavano facendo parate con i loro veicoli
stranissimi autocostruiti e funzionanti lungo le città, e poi facevano
spettacoli performances con tutto questo materiale, ed organizzavano feste
techno micidiali, che ancora nessuno aveva snasato che poteva essere un affare,
e nessuna disco aveva a quell'epoca un grammo di musica techno e loro sì. Ma
soprattutto andavano nei centri sociali e ti organizzavano delle serate Mega, e
specie se rischiavi lo sgombero veniva un casino di gente, e in quelle brutte
situazioni lì 'sto consenso qui è proprio fondamentale.
Insomma ne sapevano più
di qualsiasi professore, ma l'aspetto! Un punkabbestia era più rassicurante
rispetto a loro. Sembravano usciti da qualche film post-atomico: vestiti
strappati, borchie, stivali giganti, elmetti con led luminosi, tatuaggi, pezzi
di circuito stampato che abbellivano i giubbotti, pelle con cicatrici e
bruciature varie, e poi erano grandi e robusti e sempre al lavoro. E le femmine
mutoid erano anche loro giganti ed erano sempre molto carine con tutti quei
tatuaggi e anelli vari... Avevi quasi paura a parlare con un mutoid se non li
conoscevi, perché erano anche grandi ma l'età era imprecisabile: tipo gente che
anagraficamente aveva sui quaranta anni non riuscivi a darglieli perché
giravano seminudi, stile Conan il Distruttore, in pieno dicembre, con i capelli
rosso fuoco... e lui pensava: "è proprio vero che l'età dipende dalla vita
che si fa" e pensava alle famiglie mutoidi con le ragazze che non si distinguevano dalle loro madri e madri e
figlie sembravano tutte bellissime replicanti NEXUS-6. Comunque loro stavano
arrivando proprio da questi Mutoidi.
La strada non era asfaltata
ed era piena di pozze di fango, che quando arrivarono al cartello con scritto
MUTOID WASTE COMPANY con i teschi con le chiavi inglesi incrociate erano già
ben spruzzati di fango. Pochi metri dopo faocevano il loro ingresso trionfale a
Mutonia. La moto avanzava lentamente mentre il branco di cani dei mutoid veniva
loro incontro festante.
Ma la moto avanzava in
una Mutonia ancora più post-atomica del solito. Anche più di Mad Max. Tutto era
ricoperto di fango: caravan, pullman, cavi, attrezzature, e camion; passarono
sotto il Grande Monolite e poi giù in fondo, dove c'era un'enorme tenda
addossata al lungo e grande rottame luccicante di un aereo passeggeri, solo che
la tenda non c'era più e i mutoid erano tutti ricoperti di fango. Forse per un
minuto, man mano che si incrociavano, le due bande si salutavano con sguardi
stupiti e felici, quasi di ammirazione reciproca. Ciascuna delle due bande si
chiedeva cosa fosse successo: lui e il guerriero si chiedevano cosa mai avesse
semi devastato Mutonia, mentre i mutoidi si chiedevano come avessero fatto i
due biker ad arrivare interi, che ancora lontano verso l'orizzonte si vedeva
una muraglia nera di nuvole, e loro erano sbucati proprio da quella muraglia!
Poi la moto fu spenta e
i due scesero lentamente dal cavallo d'acciaio, ed erano tutti e tre provati
dal viaggio, e le due bande si salutarono molto fraternamente con baci ed
abbracci.. . "Ma come avete fatto a venire qui?" "Eh... è stata
dura, ma anche qui c'è stato un casino eh?" faceva baldanzoso il
guerriero. "Ja bravo! E' passato...uh...come dite voi vento che fa
casino?...TROMBA D'ARIA Ja! Molto bella! Tutto che volava... per fortuna ci ha
solo sfiorato... ora dobbiamo controllare i danni..." Continuarono a
discutere così qualche minuto dandosi pacche sulle spalle e pareri tecnici sui
lavori di ripristino, e si vedeva che erano un po' delusi perché la performance
saltava e la festa non c'era più, anche perché con quel tempo non avevano
previsto che la gente potesse viaggiare, ed erano contenti e anche stupiti che
invece loro due erano partiti comunque per Mutonia e dicevano GOOD! Bravi! Voi ospiti! E cosi dicendo
Gunther li accompagnava al bar semi all'aperto dove una replicante stava già
ripulendo il bar dai danni (i mutoidi erano sempre perennemente al lavoro e
quando non lo erano, quella era una pausa del lavoro).
Era un bar post-atomico
costruito sul corpo metallico centrale della ex cava, e in cima alla torre di
ferro c'era stilizzata un'enorme testa di vespa, gialla e luminosa fatta di
neon e altre cose più strane, ed era il simbolo di Mutonia... ma anche di
un'antichissima divinità del nord, forse celtica. C'erano scalette di ferro da
ponteggio, che portavano su piattaforme di ferro sospese a 15 metri al posto
delle salette con tavolini dei normali bar; e poi tubi innocenti a profusione,
ponteggi, scivoli da cui arrivavano birre e altre cose strane.
La replicante offrì loro
tre mega birre alla spina, e i due eroi bevevano e si godevano la pace dopo il
nubifragio e ripensavano a quello che avevano passato raccontandolo al crucco
che diceva ja... ja.... ohh!... Ja... E ogni tanto al guerriero cadeva l'occhio
sulla replicante che puliva e allora si girava lentamente verso di lui rapito
da quella visione, con l'espressione immobile e faceva un sospiro e diceva "Ma
guarda cosa te tocca vede dopo un viaggio come questo!" E beveva ridendo e
la replicante era proprio carina. Alta snella, spalle larghe, capelli
rasatissimi, viso delicato e muscoli da guerriera; mini strappata, reggiseno
mega con borchie metalliche e anfibi da 14 buchi e poi... un mucchio di anelli
alle orecchie alle mani al naso, e sicuramente ne aveva anche ai seni come
minimo. Oltre ai tatuaggi natuoralmente.
I discorsi continuavano,
con il crucco che diceva sempre ja ja e ridevano quando al guerriero venne alla
mente di un'avventura accorsa a Gunther nella loro città, e ricordandola, le
risate erano diventate fragorose.
In pratica mesi prima
era successo che la messicana aveva urgente bisogno di fare dei lavori nel suo
bagno e l'idraulico era semplicemente proibitivo, come i dentisti. Poi si
ricordarono dei mutoidi e alla fine Gunther assicurò di essere perfettamente in
grado di fare tutto l'impianto idraulico, aiutato da un altro mutoid, nel giro
di pochi giorni. A costo zero praticamente. Ovviamente ci furono grandi
festeggiamenti in città da parte loro per l'arrivo dei due marziani, ma Gunther
era abbondantemente sopra i quaranta e aveva i suoi ritmi e, a parte la cena e
i pranzi, preferiva più parlare di saldatori e lavorare piuttosto che passare la
giornata a caccia di feste, e poi aveva i suoi ritmi e amava moltissimo
lavorare con il buio.
Così avvenne che una
sera ad una cert'ora, tipo mezzanotte, uscirono tutti a caccia di caos, mentre
i due mutoidi che già da tempo armeggiavano con tubi e attrezzature rimasero in
casa. Quando all'alba la messicana ritornò, la solita vicina aprì la porta al
suo passaggio dicendo che si scusava
molto, che non era da lei e poi lei signorina lo sa, ma quella notte aveva
suonato a casa sua perché aveva paura, non capendo cosa stesse accadendo dalla
messicana, e alla fine nessuno rispondeva e allora, controvoglia, aveva
chiamato i caramba, e a questo punto la messicana stava già collassando...
Gunther aveva deciso di tagliare tutti i vecchi tubi e saldare quelli nuovi, e
all'arrivo dei militari dell'arma la situazione sembrava il prologo di un film
del terrore.
Lo stereo della
messicana era a palla (perché a noi piace
molto lavorare con della buona musica ja) e non era certo Celentano che
usciva dalle casse, ma gli EINSTURZENDE NEUBATEN (trad: I nuovi palazzi che
crollano: musica rumorista)! Con la musica uscivano fuori suoni fortissimi e
strazianti (il frullino di Gunther che tagliava i tubi), mentre dalla finestra
e dalle fessure del portoncino uscivano misteriosi bagliori blu verdi e bianco
incandescente quasi acecanti (la saldatrice ad elettrodi e quella a gas di
Frank che saldava quelli nuovi). Tutto questo non era umano, e sfido chiunque a
immaginare da questi segni cosa si stesse verificando dalla messicana alle due
di notte, e per questo la vicina aveva chiamato i caramba, mica per il rumore! "che lei signorina può fare tutto il
chiasso che vuole al limite mi avverte tanto ho i tappi"...!
I carabinieri ci
pensarono molto, cercando dal marciapiede di capire cosa stesse accadendo in
quell'ultimo piano vedendo quei terrificanti bagliori. Poi si fecero coraggio,
salirono le scale, e con i mitra spianati suonarono il campanello del
portoncino dalle cui fessure balenavano lampi bluastri e quella musica
infernale; là dentro minimo stavano dando la vita a Frankenstein. Niente.
Suonavano ma non succedeva niente e allora cominciarono a bussare molto forte
con le mani, e non erano per niente tranquilli. A quel punto Gunther percepì
delle vibrazioni di frequenza bassa e irregolare e con la coda dell'orecchio
intuì che bussavano disperatamente alla porta. A quell'ora prossima all'alba
era certamente la messicana ubriaca che non trovava la chiave. Corse quindi ad
aprire così come si trovava. Cioè, la messicana si sarebbe trovata di fronte
una visione per lei e anche il resto della banda abituale, diremmo quasi
domestica, considerando che si parla di mutoidi: un essere grande e grosso come
un buttafuori in boxer e anfibi, pieno di cicatrici e tatuaggi, madido di
sudore e ricoperto a tratti da una sottile crosticina di intonaco e scorie
pulviscolari di ferro. Una testa grande e possente con due occhiali metallici
da saldatore tipo Rank Xerox, e un fantasatico moicano alpin green (trad: una
cresta di capelli color verde acido) e, Sollevato Con Una Sola Mano, il
FRULLINO rigorosamente in moto. Ora non so se avete mai usato un frullino
professionale, ma ci vogliono DUE mani per tenerlo sollevato, e quando il disco
rotante gira, vibra così tanto che se allenti la presa ti sembra che ti sfugga,
questo tanto per dare l'idea di che mostro spaziale fosse Gunther in quel
momento...
APRÌ LA PORTA.
Gunther si vide di
fronte due esseri che brandivano delle mitragliette contro di lui, e fece un
salto indietro dallo spavento. Quando si aprì la porta i due caramba furono
investiti dall'onda d'urto dello stereo e da quella del frullino a pieni giri,
cioè per loro un'arma spaziale agitata da un gigantesco Gremlin Verde, e fecero
tre passi indietro con salto iniziale!!! Letteralmente atterriti. Così quando
la porta si aprì tutti andarono indietro nella direzione opposta,
simultaneamente, come calamite con lo stesso segno...
Tutto questo era
estremamente divertente e Gunther man mano che ricordava non riusciva a
terminare le frasi dal convulso del ridere...
I boccali di birra
continuavano ad ammassarsi sul banco, scortati dai mozziconi di sigarette sul
pavimento, ed entrambi marciavano in sincrono con le risate che il terzetto
continuava a produrre da un paio d'ore. Ognuno raccontava vicende
comico-apocalittiche e bravate varie di cui era stato protagonista, e fu con
l'accensione di una fantastica canna, materializzatasi durante i dialoghi tra
le mani del crucco, che Gunther ripescò nella sua memoria altri particolari
sulla storia del bagno della messicana e, legate a quei particolari, altre
risate.
Proprio mentre si passavano la canna, fra i
convulsi di risa, che apparvero i fari pigri di un furgone e un paio di
macchine che arrancavano nel fango guadagnandosi, metro dopo metro, l'ingresso
a Mutonia. Tacquero a bocca aperta e sigarette ciondolanti in mano. Un po' da
tutte le parti, lentamente, uscivano fuori mutanti per guardare chi altri mai
avesse osato arrivare sin lì quel pomeriggio. Ma non ci volle molto a capire,
dai cani che già si catapultavano fuori dai finestrini perché avevano visto gli
altri cani, che si trattava della loro banda al completo o quasi.
Mezzo minuto dopo
Mutonia era avvolta da un'allegria frenetica e confusionaria, fra urla,
richiami di cani, abbaii, abbracci e saluti vari. Di nuovo ricominciarono i
discorsi sul tempo e le strade impraticabili e il guerriero mostrava come un
trofeo il casco di lui, e tutti ridevano con mick fuck che diceva "voi
siete matti", e la tipa dai capelli rossi
che aggiungeva: "ma ve
potevate fa' male", e faceva l'incazzata come una mammina gelosa, e il
guerriero la stuzzicava e diceva "uffa non fare la solita paranoica"
e lei rispondeva "Paranoica? noo è che lui c'ha la mia macchina
fotografica", e rideva ma lo faceva per darsi un contegno tra gli altri,
perché lei non era proprio negativa e non era proprio in grado di essere così
cinica...
Lui aveva passato anni a
dirle: "Tipa dai capelli rossi: SPOSAMI!" e glielo diceva anche in
mezzo alla gente, e la circondava di foto che lui gli faceva pressoché in continuazione,
ma lei niente. Lei rideva e gli diceva che lui era il migliore, l'unico con cui
avesse un rapporto decente; ed era così fiera di lui che mai avrebbe osato
sfioorarlo, che il sesso è per le persone
normali, e così lei stava con un esercito di normali dai quali si faceva
passare sopra tipo rullo compressore, altro che sfiorare, ma lui questo non
riusciva proprio a capirlo e le urlava: "Tipa dai capelli rossi!
Sposami!" e anche in mezzo alla gente, e puntualmente alla fine lei si
metteva a pianogere. Poi lei si ubriacava e allora lui poteva finalmente
toccarle il culo che era bellissimo e così via; e lei era felice, ma solo da
ubriaca che se no era un casino, perché il loro rapporto era più forte e
profondo di qualsiasi rapporto di coppia, e quindi lei non avrebbe mai
accettato di mettersi con lui, che sarebbe stato come svilire il nostro rapporto così profondo. Ma
però lui questo non lo capiva molto e pazientemente aspettava che la tipa si
ubriacasse. Tutto qui.
Comunque questa storia
era andati avanti anni e lui si era ormai rassegnato e non gridava più di
sposarla da molto tempo, e poi erano tutti quanti felici di questa invasione
imprevista e decisero di godersi la serata a modo loro; così si cominciò a
trafficare con cavi d'acciaio, argani e cerate militari giganti, un po' tutto
intorno a loro che erano già a sbevazzare.
Al bar erano arrivate
altre due splendide mutanti più uno di rinforzo per preparare micidiali
cocktails e si doveva pagarli anche, perché, non si sa come un po' alla volta
era sopraggiunta un'altra cinquantina di persone, punk'a'bbestia perlopiù,
giunti a grappoli di 2/3/4, che spaesati si guardavano attorno e poi
arrivaovano al bar... ma le canne comunque erano rigorosamente gratis e
inesaurabili.
I campagnoli erano
estremamente interessati a quest'ultime, e anche in questo lui vedeva la
divisione fra i giovani e i più vecchi della banda, anche se non riusciva a
capire bene il perché. I campagnoli e tutti i più anziani avevano una sorta di
adorazione per il fumo e la maria, ma forse era il fatto che vivevano in
campagna e in qualche modo erano più rilassati; c'era chi era sposato e chi
stava per farlo, e chi comunque aveva un lavoro ok o una laurea, e chi aveva
già una bambina, come i campagnoli appunto. Ma per la banda vera, quella più
giovane, la vita non era affatto rilassante e il fumo era quasi fastidioso,
inutile. Vivevano nelle strade: fra quelle della città e la statale adriatika
in persona. Quella coi tir che sfrecciavano a mille felici di poterti ridurre
uno sformato al forno o un campione per le centraline antismog. Quella dei
gipponi dei giovani ricchi, che sbandavano da quanto erano fatti, e se vedevano
dei tipi strani per la strada ci si lanciavano addosso, giusto per metterti un
po' di paura. Non serviva un cazzo rilassarsi, ci voleva qualcosa di diverso
che rendesse ancora più reali gli incubi che li circondavano; ancora un'altra
risata per seppellire quella merda di città che pretendeva da più di dieci anni
di vincerli.
Sì, il fumo era proprio
inutile. O! si parla di una vera banda, non di un gruppetto di amici! Qui si
parla di gente che quando venivano intercettati da una pattuglia non era
scontato che dessero i documenti, e contavano quanti erano loro e quanti la
banda rivale e se quelli della pula erano molti di meno, allora li attaccavano
e poi fuggivano, perché comunque loro
c'hanno sempre il coltello dalla parte del manico. E poi avevano occupato
quattro volte...
Insomma non si tiravano
mai indietro di fronte ad una canna, ma non avevano passato una sola ora della
loro vita a cercare il fumo o cose del genere, che se alla negativa passavi la
canna ti sputava in faccia e poi ridendo diceva "Scusa mi è scappato... mi
paghi un borghetti?"
OOOOO! ISSAAAH! I mutoid
continuavano ad agitarsi tirando lontano dei cavi e lui non ci capiva molto,
quando incontro lo sguardo divertito da cartone animato della tipa negativa che
sorseggiando una bottiglia gli diceva: "Se fossi in te taglierei la
corda... hai un cavo fra le gambe...". E lui disse "sì ma il cavo è
per terra... cosa c'entra?... Hai bevuto per caso?". "No. Sono in
trip. Comunque non mi fiderei, io leggo nel futuro in questo stato...".
A lui venne da ridere e
decise di andare con lei al banco del bar. Neanche un secondo dopo il cavo era
saettato sibilando a una decina di metri d'altezza, tirato lassù da molto ma
molto lontano grazie ad un mega camion di quelli tipo Duel, e le sue palle si
congratularono con lui per il proprio tempismo, e la tipa negativa rideva e
diceva "che peccato! Adesso avresti avuto una vocina così sottile e
dolce...".
Lui non disse niente e
si chiedeva come la tipa avesse indovinato quello che era appena successo, che
non c'era nessun mutoid intorno a loro, e Mutonia è pavimentata di rottami,
cavi, e funi per terra, e poi ormai era notte, con quel fango poi... e poi
pensò "semplice: è in trip!...".
Così rassicurato si
sedettero al bar e lui era al quarto autobomber, che era il più micidiale
cocktail mai sfornato da un barman, che dentro c'era tequila-gin-wodka-triple
sec, il tutto dentro un boccale di birra piccolo. E ne prese uno anche lei che
cominciò a fissare uno schermo televisivo acceso, dove apparivano nuvole in
movimento e ipnotiche spirali rotanti, e non era un programma televisivo ma una
diavoleria mutoide, che lo schermo era infranto, ed era tutta un'immagine
meccanica, nessuna videocassetta...
Così si mise a fissare
la negativa che rideva. A volte si diceva da solo "Ma Cazzo! Ti Piace?
Buttati! Faglielo capire!"... ma gli sembrava di infrangere un giuramento.
Era così bella quella complicità. Incomprensibile. O! Si sta parlando della
negativa! Cosa aveva in comune con lei in fondo? Niente. Oppure sì: la paura
forse. Quella del futuro, di non riuscire più a divertirsi. E questo forse era
fondamentale perché quando la testa ti si incastra, o fai qualcosa o sei
fottuto. E in fondo lui non chiedeva altro che muoversi e fare qualcosa di mai
visto, che era troppo sensibile e proprio non ce la faceva a fare la vita
narcotizzata dei suoi coetanei, e poi loro non avrebbero mai avuto la
possibilità di conoscere una come la Negativa, e lei, beh, lei avrebbe detto
sbalordita "ma quale complicità?! MMa daai! Sei ubriaco? Io e te
complici???..." e avrebbe sghignazzato quasi grugnendo forte stile
maialino, dando una sorsata di borghetti e allontanandosi con sufficenza irraggiungibile nella sua
negatività.
Ma lui in fondo non se
la sarebbe neanche presa, che dentro c'aveva un intero mare di delusioni, che
qualunque cosa sarebbe potuta accadere, al peggio lei non sarebbe stata che un'onda
in più in quel mare... anche se poi è per un onda in più che il mare si mangia
la terra...
Continuava a bere,
felice di tutti questi ragionamenti e pensava che in fondo il vero problema era
l'insofferenza. Lui era insofferente per quella generale continua e strisciante
non-scelta.
E come faceva a
scegliere? Come un giocatore d'azzardo aveva giocato forte un tempo,
scommettendo tutte le sue riserve d'amore sui cavalli sbagliati, e aveva perso
tutto, perché non era uno di quei fessi che investiva poco per una vita da poco
e degli amori narcotizzati come quelli dei suoi coetanei e adesso era così...
come un nosferatu punk che non poteva
più scegliere: era e basta. E sarebbe stato sempre così.
E come un vero giocatore
che vorrebbe giocare, ma non ha più niente, era INSOFFERENTE. Bisognava girare
al largo, ma cosa poteva fare in una condizione del genere? Si può veramente desiderare qualcuno? No. Ci si limita
ad appassionarsi per qualcosa o
qualcuno... La più terrificante categoria di perdenti: quelli che non sanno di
esserlo e addentano la vita con rabbia, ecco cos'era...
Trasalì, pensando che
tutto questo non era da lui e anzi, era molto negativo, e si guardò intorno a
controllare lo stato della banda, e ancora una volta si mise a ridere.
Il poeta stava già
vagando attorno a loro parlando freneticamente con un bicchiere in mano e una
sigaretta nell'altra, segno quest'ultimo indiscutibile dell'elevato stato
etilico del vate che solitamente era un accanito non fumatore. La banda era già
in uno stato di grazia particolarmente significativo, e ciascuno stava
interpretando il proprio delirio alcoolico per la felicità degli altri. Così il
professore campagnolo, ormai completamente strombato, era già da tempo
impegnato a non mostrare evidenti segni di cedimento, ma era come nascondere un
tir dietro un albero e ogni tanto diceva "cazzo! C'ho il calo degli
zuccheri!". E cercava dolci e cose affini perché il fumo gli faceva venire
un'insaziabile voglia di dolce, e con la coda dell'occhio ammirava la sua sposa
e le diceva scherzando: "Sposa! Mantieni un comportamento consono al
nostro rango sociale! Sei la moglie di un'assistente universitario, cioè un
futuro barone!".
E così si beccava
farciti insulti dagli altri, e soprattutto dalla sposa, che avrebbe fatto
impallidire qualunque associazione di Giovani Spose Quasi Vergini di Futuri
Baroni Universitari, nonché il sindacato delle casalinghe, grazie alle sue
spericolate acrobazie lessicali, in strettissimo dialetto barese, in cui si
intuiva che si aveva a che fare con madri-impalate-succhianti e Sacre Famiglie
occupate in difficilissime configurazioni di kamasutra. Pargol divin compreso.
Di solito mentre diceva
questo, la sposa era impegnata in allucinanti strip-tease in mezzo alla banda e
questa era una di quelle volte e c'era chi diceva "Oh noo! Ancora!",
e chi diceva "Sii! Ancora!", e altri che dicevano "Professore
di' qualcosa a tua moglie! Ci dà fastidio!", "Professore guarda cosa
sta facendo!". Ma lui niente! C'aveva un calo degli zuccheri e doveva
trovare dei cioccolatini e ogni tanto ridendo diceva: "Sposa! Fallo per
nostra figlia! Che cosa direbbe di noi se ci vedesse?!". E tutti ridevano
e i Mutoid ammiravano tutto ciò divertiti, che non succede tutti i giorni di
imbattersi in una banda come la loro.
Lui intanto aveva
finalmente realizzato che, in tutto quel caos, quel cavo che per poco non lo
castrava faceva parte di un progetto diabolico con cui i mutoid avevano tirato
su sopra le loro teste un bel tendone che stava coprendo le loro teste da una
bella e fredda pioggia scrosciante che stava di nuovo allagando il campo
mutoid. Preveggenza? Consumata esperienza? Culo? Non si sa, sta il fatto che
tutto il campo mutoid si era trasferito lì sotto e il bar continuava ad essere
miracolosamente asciutto. Lui chiese un altro autobomber alle tipe che erano su
di giri e stavano ammirando la performance della sposa e, sbalordite per
l'ennesima richiesta di lui, non gli chiesero neanche i soldi, che una cosa
così non si era mai vista, che ancora a Mutonia si parla del tipo (lui) che in
una notte di Sabba fece fuori otto autobomber senza collassare nemmeno un po'.
Quello era il quinto, e lui non mostrava nessun segno preoccupante di
instabilità, ed era contento, e pensava "cazzo se non riesco nemmeno ad
ubriacarmi è la fine", e forse la colpa era che stava pensando a quel mare
di delusioni più l'altra onda che gli stava accanto, e intanto lei, vicino a
lui appollaiata su un trespolo metallico, stava assumendo l'espressione da
Principessa delle Negative, e da lì a poco, forte dell'alcool che non sentiva
per via del trip e del trip che saliva per via della sua negatività, attaccò
una sgrigna terrificante, che era l'annuncio che avrebbe martirizzato qualsiasi
essere le fosse capitato a tiro in quella sera di Sabba.
Lui conosceva bene quel
suo stato, che una volta lei sotto natale gli aveva chiesto un cono gelato con
un sacco di gusti più la panna, e quando lui glielo aveva dato lei attaccò la
sgrigna e glielo conficcò in mezzo alla testa senza preavviso, con tutti i
capelli che grondavano limone e stracciatella. Così il primo a cadere sotto i
colpi della negativa fu il Rosso, che era già sotto effetto di non so quale
miscuglio di pasticche, e stava passando vicino a loro con un bicchiere di
carta in mano. Lei mise una mano sulla spalla di lui e gli disse: "fai
finta di parlare con me" e, mentre sopra la testa di lui si formava un
grosso punto interrogativo, lei con mossa fulminea fece lo sgambetto al rosso
che passava. Né troppo fiacco né troppo forte. Perfetto.
E il Rosso cadde
rovinosamente a bocca avanti senza un lamento sopra il fango, con il bicchiere
sempre stretto in mano. Si rialzò pensando di essere inciampato. Lei stava
ridendo con una soddisfazione sconfinata, e cercava di dire qualcosa a lui, ma
la sgrigna era troppo forte, e le parole non facevano in tempo a formarsi che
già scoppiavano in bocca con una gragnuola di micro sputi che colpivano il viso
di lui. Con fair play lui si passava la mano sul viso, e lei, accorgendosi,
apriva ancora di più i suoi occhi verdi sempre più belli e grandi per via del
trip, ed allora partiva un'altra raffica di sputi...
Sì, al bar il tempo era
praticamente bloccato dagli autobomber e dalle risate perenni della negativa,
già a caccia con lo sguardo di un'altra vittima. Il resto della banda girovagava
ballicchiando e ogni tanto si sentiva il professore che diceva "Sposa!
fallo per nostra figlia" e la sposa che passando diceva: "Avete visto
le mie mutande da qualche parte per caso?".
A quel punto arrivarono
due mutoid con copricapi in polistirolo giganteschi, stile capelli preistorici
scolpiti alti almeno un metro, e con chitarra e un basso fatto con una corda
tesa su un manico di scopa che terminava dentro una grossa scatola, e
cominciarono a suonare rockabilly-garage. Era una musica bellissima e suonata
con grandissima maestria, e non a caso il bassista aveva la maglietta originale
dei Dead Kennedys! Addirittura!
Tutti ballavano con urla
selvaggissime, e i tipi non smettevano mai di suonare e cantare con dei
microfoni fissati su delle cuffie molto tecnologiche, ed era bello vedere super
tecnologia accostata a strumenti inventati come il basso del tipo, e vedere
super amplificatori a tenuta stagna appoggiati praticamente nel fango...
La banda, i mutoid, e il
resto dei tipi ballavano come la gente di un concerto punk '77 in un vecchio
documentario della BBC sulla devianza giovanile: da invasati. E nella foga
della danza a volte volavano via intere boccalate di birra che non riuscivano a
tenere il tempo con la musica, e a volte volavano via direttamente col boccale.
Intanto nella zona del
bar post-atomico lui e la negativa si godevano quella scena totale, e il
pavimento lì attorno sembrava che vi avessero passato la cera tanto era
scivoloso, che chi passava lì vicino prima o poi cadeva bocca avanti. E lui sapeva
che non era colpa del pavimento... Comunque alla fine la negativa vide un po'
lontano, dimenticato nel fango, l'eroico casco nazi di lui semi riempito dalla
pioggia. In un attimo lei aveva fra le mani quel piccolo secchiello d'acqua:
nelle sue mani era un'arma letale. Lui pensò che non poteva essere così tanto
stupida, ma invece lei si diresse proprio in mezzo ai danzanti, davanti ai
musicisti.
E come ubbidiente ad un
comando avuto sotto ipnosi, lanciò senza nessun avvertimento tutta quell'acqua.
Il grosso del getto centrò in pieno l'ampli della chitarra, i cavi, gli effetti
e il chitarrista. Un gesto da criminali sadici. Passarono attimi in cui c'era
già chi urlava per l'irreparabile (pochissimi a dire il vero), e gli unici
sorridenti erano la tipa negativa e i due musicisti che continuavano a suonare,
e il tipo la ringraziava perché ne aveva proprio bisogno di un po' d'acqua! E
dopo un po' in molti erano meravigliati di ciò che stavano vedendo; e lui notò
che i due musici avevano la testa della vespa tatuata sulla spalla e pensava:
"non sono morti folgorati perché sono protetti dalla divinità forse
celtica di Mutonia... ma lei come faceva a saperlo?". Pensò che questo
ragionamento era assurdo e paralogico e che soprattutto era lei in trip, non
lui. Quindi fece un'altra sorsata d'autobomber e ne ordinò un altro quando vide
sotto la pioggia la negativa che andava a riempire nuovamente il casco in una
megapozzanghera. Salto giù dal trespolo e le corse incontro aspettandola sul
confine fra la pioggia e l'inizio del tendone.
Lei gli corse incontro
felice, con il casco pieno d'acqua e fango tenuto all'altezza della pancia con
tutte e due le mani, e si fermò tutta speranzosa e sorridente. Lo fissava piena
di buoni propositi e aveva il viso bagnato con i capelli multicolori che grondavano acqua, e un'espressione nello
sguardo assurdamente ingenua e mite. "Adesso basta! Non si scherza con
l'elettricità! Potevano restarci secchi! Non sfidare la sorte due volte, questo
non glielo lanci! OK?!". E lei con una voce da fata disneyana disse solo:
"Ma questo non è per loro..." -pausa- "...è per te". E lui
non fece in tempo a realizzare tutto questo, e la storia era super ultra
strana, e prima che potesse accennare una sola parola, vide il sorriso beato
della negativa e una valanga d'acqua freddissima che gli si stava abbattendo
contro. Un gelo impressionante tipo due secondi senza fiato.
Acqua e fango su tutto
il corpo, completamente annichilito, con gli occhi chiusi, sentiva la risata
alcolica della negativa che restava affascinata dal suo stesso gesto, e
sembrava congratularsi con se stessa per la grande creatività che stava
sprigionando, e gli diceva: "Tanto sei un biker no? Con tutta la pioggia
che avrai preso...". E invece era proprio freddo anche se l'alcool
impediva di avvertirlo, e lui pensava che si erano persino comprati gli impermeabili per arrivare lì, e adesso aveva persino l'acqua dentro gli anfibi!
Avrebbe voluto polverizzare quell'essere ridanciano che continuava a sfidare la
sua calma ridendogli a neanche 30cm dalla faccia. Diciamo subito che sarebbe
stato di cattivo gusto arrabbiarsi, ma per fortuna i 5 autobomber + il sesto
che aspettavo, gli fecero cadere lo sguardo sul tendone. Con la velocità di un
computer, che solo in alcool si può avere, realizzò che l'acqua aveva formato
un'enorme pancia sul tendone. Loro erano praticamente sotto il bordo, e uno che
avesse alzato la pancia da sotto, avrebbe provocato una doccia gigante. Certo
anche lui l'avrebbe fatta, ma l'importante era che la facesse lei... "Ma
anche te piace andare in moto no?". Lei ridendo disse un sì dubbioso, che
non si aspettava una domanda del genere dopo la doccia, e disse sì, e guardava
il braccio di lui teso contro un punto del tendone. Per un secondo davvero
millimetrico si guardarono negli occhi; lei con un sorriso sorpreso e lui
ghignando. Poi si sentì la cascata d'acqua che scivolava inarrestabile sul lato
del tendone addosso a loro. Da senza fiato per un minuto! E nessuno dei due si
spostò, e mentre l'acqua si rovesciava addosso, loro ridevano da invasati e
avevano allagato un buon pezzo di terra, e bagnato più o meno gravamente
qualche incauto che si trovava prossimo al bordo del telone su quel lato.
A quel punto le cose
divennero vorticose. Il concerto era finito, in molti avevano visto la scena
del tendone e ora se la davano a gambe, perché i due geni d'acqua si muovevano
fra gli altri imitando i cani che si asciugano, cioè schizzando acqua in ogni
direzione. Lui prese per una mano lei e la trascinò al bancone per continuare a
bere, e sembravano una coppia di Supereroi della Marvel, tipo l'Uomo Fango e la
Donna Acqua, e dove passavano lasciavano una sottile scìa di fanghiglia
acquosa, anche sul bancone.
La messicana rapita da
tutta quella visione, fece un salto gigante a piedi uniti sulla pozza più
fangosa e schizzò il suo fred e lo sciamano.
E la sposa afferrò il
poeta e il pirata e li trascinò sotto l'acqua e diceva "Siii! Alle
pozze!". Così, sotto una pioggia martellante, tutta la banda duellava a
colpi di salti sulle pozze, perché nessuno aveva freddo, che tutti avevano un
delirio alcolico caldissimo, e il guerriero, che da quarti d'ora stava ormai
barcollando, si era lasciato cadere metà dentro una pozza e stava dormendo
beato. Era un vero biker lui.
I mutoid avevano
esaurito le espressioni per mostrare lo stupore e la meraviglia, e avevano
freddo per loro, e poi c'era lui al bar che non smetteva di ordinare
Autobomber e adesso stava per ordinare
il leggendario ottavo, che il settimo era finito in un fiato quasi. Le urla fra
le pozze erano selvaggissime e la sposa diceva "facciamo la lotta nel
fango!", e la messicana l'assalì e caddero nel fango della pozze, con
tutti i fradici sotto la pioggia che già facevano monticchio.
La tipa negativa si
aggirava scientifica sotto la pioggia, nei pressi dei monticchi rotolanti, e
quando vedeva qualcuno che cercava faticosamente di rialzarsi o chiunque fosse
in una situazione d'equilibrio precario, lei, con una piccola anfibiata, lo
ributtava a bocca avanti. E lo faceva quasi con eleganza, senza scomporsi,
passeggiando intorno alle lottatrici con la mano coprente il boccale per non
annacquare il drink.
I pochi punk'a'bbestia
che ancora resistevano coscienti si erano già allontanati da quel pandemonio, e
lo stesso facevano i mutoid, ed entrambi cercavano luoghi appropriati e
asciutti per rollare altre canne; ma ormai schizzi di fango e improvvise
secchiate d'acqua cadevano dovunque, persino nel bar. E loro stavano mettendo
in fuga niente meno che i mutoid! Quando all'improvviso Gunther ebbe una rivelazione.
E sparò sulla bolgia con l' idrante! Si arresero, rialzandosi in qualche modo
ripuliti e storditi dal getto, tutti a torso nudo e in molti con gli abiti
strappati ma strafelici, che il bello non era stare sotto il tendone a fumare,
ma sotto la pioggia a ballare, completamente zuppi. Le ore stavano passando
pigre sopra quello scenario da alluvione in corso, e tutti si raccontavano
cose, andando da una parte all'altra del bar di nuovo affollatissimo di demoni
bagnati e sudati, quando parte della banda cominciava a smobilitare per via del
fatto che la mattina avrebbero dovuto lavorare, ed erano ormai le quattro
passate.
Lui era a piedi, che il
guerriero dormiva beato come un guerriero e sarebbe tornato giù il giorno dopo
semmai, ma non certo prima.
Per il momento lui stava
parlando di autobomber con una mutoide quando all'improvviso si ritrovò a dover
salutare tutti, che mick fuck gli diceva "sbrigati che sto andando",
e quel ragazzo era di una flemma unica, che non si era nemmeno bagnato! Anche
se era strombato perso. Così lui si ritrovò a salutare tutti, con la messicana
che lo baciava in bocca mentre mick
fuck lo tirava per un braccio e poi si
ritrovò dentro il furgone, e davanti era già seduto il poeta, oltre che la tipa
di mick fuck o il contrario.
Così salendo dietro
inciampò bocca avanti, e una risata ultra famigliare gli disse benvenuto: nel
lato posteriore del furgone c'era la tipa negativa in persona! Inutile dire che
fra i due scoppiò una rissa giocosa, ma sempre una rissa era, e i due si rotolavano
lungo tutto il furgone ridacchiando continuamente, che avevano in corpo una
grossa scorta di alcool lui e un trip da smaltire lei.
Infatti dopo un'oretta
nella statale mick fuck fermò il furgone, e salì dietro: "Questo furgone
sbanda continuamente, non riesco a guidare! O la piantate o scendete!" e
loro risposero: "Scendete?! Ha detto proprio scendete?!" Ma erano
così stupiti che smisero sul serio, e ridendo si chiedevano se avessero fatto
poi tanto casino.E il giorno dopo, scoprendosi dei segni paurosi sul corpo, lui
seppe che avevano fatto veramente casino. Ma era anche contento perché
nonostante tutto era riuscito a riportare sana e salva a casa la macchina
fotografica della tipa dai capelli rossi.
Tratto da: Sette sani
racconti di Oskar barrile, Transeuropa edizioni