CAPITOLO V - INIZIAZIONE SCIAMANICA E PRIMI PRODIGI

 

 

Era un periodo veramente drammatico. Il niente li circondava invadente e beffardo come la pubblicità alla televisione. Ancora una volta niente da fare, ed erano in pieno luglio, in piena KostaAdriatika, neanche due ore da Rimini!

Era una domenica torrida, con lo scirocco che mandava via la voglia di farsi vento, e sopra, una cappa opprimente di nuvole scolorite. La banda era tutta schierata dentro un'aiuola della piazza. Qualche birra sparsa e qualche cane sdraiato. Molti fingevano di parlarsi dicendosi le solite cose idiote, ma in realtà con la coda dell'occhio aspettavano di vedere il biliardino libero dai tossici e dai metallari per andare a giocare a loro volta. Lui stava seduto sulla recinzione  dell'aiuola anche se indolenziva il culo, perché detestava stare sdraiato in quella finta erba, non tanto per le siringhe (che tra l'altro sono sempre abbastanza visibili), quanto per gli sputi e le cagate secche dei cani che ogni tanto affioravano dagli sparuti ciuffi d'erba.

La tipa dai capelli rossi aveva preso al chiosco l'ennesimo sacchetto di patatine fritte da mille lire e per cominciare la conversazione da salotto disse allo Sciamano: "Porcodio Sciamano! Guarda che tempo! Neanche al mare se po' sta'! Sciamano fa qualcosa!... Facciamo qualcosa! Cosa se po' fa' stasera?"

"Non c'è niente... nemmeno una festa..." risposero in coro lentamente, e il pirata aggiunse svogliato: "...Ci sarebbe uno spettacolo a Mutonia... ma co' 'sto tempo non so se lo fanno più..." Il guerriero che già da tempo era insofferente sembrò per un attimo calmarsi: "Che spettacolo? Sei sicuro?" rispose il pirata: "Dovrebbero fare una delle loro performance e poi c'è la festa... si dovrebbe pagare... ma co' 'sto tempo non so se fanno niente..." Il Guerriero continuò ripetitivo come sempre: "Senti. Ma è vero che i Mutoid fanno la festa stasera? e dove la fanno?". "Che palle! Sì! Fanno la festa! Dove vuoi che è Mutonia in Brasile? Stanno sempre lì, vicino a Santarcangelo!" "Ma è lontano?"

"Perchénonlostrozzidirettamente?" interruppe nevrotica la messicana, ma pazientemente sorridendo il pirata rispose: "È vicino a Rimini" e il guerriero: "E perché non ci andiamo?" "Perché è tempo brutto, sicuramente pioverà e magari hanno rimandato tutto". Poi la conversazione si spense sotto le urla della messicana che chiamava il suo fred che si stava lanciando all'inseguimento di un auto. Lui aveva capitolato e stava ora seduto sull'erba con accanto la borsa fotografica con la macchina che in realtà era della tipa coi capelli rossi, ma siccome lui non l'aveva si era deciso di fare un po' per uno. Le bottiglie continuavano a spargersi attorno a loro come la noia, quando ai tavoli dei tossici scoppiò l'ennesima cagnara. Improvvisamente c'era un tavolino rovesciato con tutti i bicchieri; una tipa sgaggiava come un'indemoniata brandendo una sedia contro due semiintontiti che si erano ritrovati per terra con le rispettive seggiole; poi arrivarono tutti gli altri tossici intorno ai due del tavolo caduto e come per incanto la piazza ritrovò il suo solito rumore di vociare semi-annoiato. "Che schifo! Neanche un coltello!" fece il guerriero deluso "Che tossici rincojoniti! Neanche qualche bombo! Che cazzo sgaggiava quella! Ma ddààài! Tutto 'sto casì e non lancia nemmeno la sedia??!! Maddàaai!"

"Quella de prima è stata più bella!" fece la negativa. "Quale?" chiese il pirata. "Dài! Quella dell'altro tavolo, quando il tipo ha dato il calcio a quello sul motorino che è caduto sul tavolo di quelli vicini!". "Ah sì" rispose annoiato il pirata... "Ma non era stato ieri??!" E cominciarono a raccontarsi come puntate di telenovelas ammutinate il promemoria delle risse della settimana in quella piazza.

Non erano passati dieci minuti che il guerriero riprese a lamentarsi: "Uffa! Cosa facciamo? Chi va a Mutonia? Andiamo a Mutonia a fare casino? Cazzo restiamo in uno schifo simile coi tossici, le schifezze... andiamo a Mutonia!" Rimasero tutti pressoché indifferenti alla proposta-lamento, e poi dicevano "ma se magari non c'è più niente lassù! ...magari sta già piovendo da loro magari..." Ma erano scuse svogliate e tutti lo sapevano; la verità è che si erano incastrati il cervello con il fatto che si erano annoiati per troppo tempo, e qualsiasi decisione costava fatica, niente sembrava fondamentale e nessun cambiamento pareva poter essere decisivo a far cambiare le loro schifo di esistenze. Stavano diventando sempre più apatici.

Ma il guerriero si era lamentato pubblicamente e non aveva nessuna voglia di tirarsi indietro, e poi era il più grande testardo che fosse mai apparso in quella zona, così disse: "Ok miseri bianchi senza sangue, la mia decisione è presa! Se nessuno va su, vorrà dire che partirò con il mio cavallo d'acciaio!" Pausa del guerriero ed incredulità degli spettatori. Poi aggiunse: "Chi vuole venire in moto con me?" "Io fratello!" disse lui. E tutti continuavano a non credere, coi cervelli che pensavano "poverini-sono-andati..." e le bocche che dicevano: "E te andresti col guerriero??!" "Ma se non ci sei mai andato in moto!" "Ma dai! Co' 'sto tempo n'do'andé?!" "Ma ddaai! Te pare che lo fanno davvero!"

"Sciscidijedescichesocontentitantolosaicomesonofatti... Poiluisenondiceunastronzata nonèmicacontento" (trad: sci sci, dije de sci che so' contenti, tanto lo sai come so' fatti . . poi lui se non dice una stronzata non è mica contento...).

Vabbè. Dopo tutti questi incoraggiamenti, come non avere voglia di partire? E infatti partirono facendosi largo fra i tossici che barcollavano vicino al chiosco, e li guardavano mentre il guerriero saliva in sella al suo cavallo d'acciaio e lui diceva "aspetta io non ho il casco!" "Niente paura ne ho due io!, prendi!" Lui tolse gli occhiali e provò ad infilare il casco che era veramente stretto, ma lui se lo spinse a forza e partirono felici con il cavallo rombante casino, un cavallo nero con un manubrio che non finiva più, e il cavallo, che un tempo era stata una grossa Kawasaki, adesso era piuttosto modificata, che per circolare avrebbe dovuto passare l'esame della Motorizzazione Civile, cioè pagare dei soldi, tanti, ma figuriamoci. Insomma erano a cavallo di una cosa per cui c'era il sequestro immediato, ma nessuno avrebbe mai osato tanto, che per il guerriero era come un figlio, e chi avesse osato questo, sarebbe semplicemente morto, parola di Guerriero; che neanche i tossici osavano appoggiarsi al cavallo per non rischiare i bombi del guerriero.

Così partirono. Felici co' 'sto cazzo di casco che già dava fastidio, sotto un cielo delle cinque e mezza di un pomeriggio di luglio completamente coperto di nuvole giganti bluindaco e turchino, forse anche indaco, ma nessuno ha mai capito cosa diavolo di colore fosse questo indaco; comunque sicuramente c'era anche questo indaco. In quel cielo fra le nuvole c'erano sprazzi di arancio intenso, strisciate di giallo che rendevano i cumuli nembi tridimensionali. Fughe di nubi prospettiche dai colori significativi, tipo paesaggi dei film western, correvano sopra la strada dritta e ingombra di auto. Velocità moderata contro un vento insopportabilmente caldo. "Fratello! Guarda che paesaggio! Le nuvole! Il mare! Sarà un viaggio eroico me lo sento!" E lui diceva urlando di sì, e guardava il mare con le onde che ingrossavano di un colore verdespento con tonalità strane per via del cielo cobalto che si rifletteva sopra.

Lungo la statale spesso lui aveva la netta impressione che fossero l'attrazione della strada; dalle auto molte facce sguardavano la strana moto nera e i due sopra altrettanto strani per quel paese di ciambotti domenicali. Il guerriero aveva il giubbotto nero di jeans senza maniche con le frange, aperto, e sul petto nudo alcuni monili stile indiani d'america, casco nero, jeans neri e camperos neri. Lui aveva una maglietta punk del meeting anticlericale, i jeans corti color sporco, anfibi neri autoprodotti con punta d'acciaio e, legata al fianco con una cinghia, la borsa fotografica della tipa dai capelli rossi... e sopra un orripilante casco grigio non integrale da cui erano fuoriuscite all'interno delle gigantesche tenaglie frantuma cranii.

Il dolore alle tempie era ormai insopportabile, non era neanche mal di testa, era la netta sensazione che le tempie pressate e pulsanti più che mai, alla prossima pulsazione sarebbero implose. "Guerriero non ce la faccio più! Tolgo il casco. Sto a morì!"  "No, che poi ci fermano e so' palle!... Ma te fa male?" "Siiii!!!"disse lui. Il guerriero non disse nient'altro, passò di lato e fermò tranquillamente il cavallo d'acciaio vicino il portone socchiuso di quelle cazzo di file di case che costeggiano paesini e frazioni lungo la statale, e che non dicono niente ma spesso per decine di metri impediscono di vedere il mare. Lui sfilò con dolore il casco, con il guerriero che rideva e lo guardava e diceva "Ma sei scemo??!!" Era strettissimo e lui non sapeva di avere tempie cadaveriche circondate da paurose strisciate di rosso cupo quasi marrone, e diceva solo "mi sembrava di implodere dentro il cervello" e il guerriero rideva e diceva "Eh?" e poi disse "ci penso io", e mentre rideva continuava: "certo che siamo delle bestie!" E tirò fuori il suo coltello da arresto immediato e con la mano afferrò il casco segatesta e, con mossa precisa, infilò il coltello fra il casco e l'imbottitura e rideva dicendo "Quasi non ci credo!", e rideva mentre guardava il lavoro che stava facendo e lui diceva: "Bullo!... quello che si dice stile selvaggio, eh guerriero?". Lavorava quel casco come fosse un'ostrica da staccare delicatamente, poi diede il coltello a lui e con la mano cominciò a fare forza e tirare l'imbottitura fuori dal casco in modo molto selvaggio.

Fu allora che lui si accorse che erano osservati da due occhi tremebondi dal portone socchiuso, e da un altro paio dalla finestra del piano terra di fronte a loro; e lo disse al guerriero che fece una sghignazzata mega e disse forte "porcodio togliti!". A quelle parole magiche l'imbottitura scivolò via tutta d'un colpo e fu gettata per terra. Esultarono mentre pensavano a quelli che avevano visto tutta la scena, ai coltelli, ai porcodii e lui prese il casco che ora era come un secchio capovolto tanto ballava nella sua testa. Ridevano come matti perché il casco gli arrivava alle sopracciglia e sembrava uno di quegli elmetti da nazi ma ancora peggio: una loro caricatura. E nessuno dei due ci credeva a quello che avevano fatto: "Ma siamo degli animali.... Ma neanche gli Hell's Angels fanno 'ste cose! Ma dààai! Con tutte le auto che passavano! io col coltello in mano!.. I tatuaggi!" e giù risate; "e guarda quelli alla finestra! Per me dicono: adesso entrano dentro e ci rapinano ma prima ci violentano... Che bestie che siamo!" (In effetti non bisogna dimenticare i bracciali di cuoio ai polsi del guerriero e i suoi terrificanti tatuaggi tra cui uno gigante su tutto un braccio tratto da un eroico manifesto di John Heartfield Dove c'è il capitale non può esistere la pace, e in pratica era una baionetta che impalava la colomba della pace).

"Sì fratello! Andiamo" E il fratello accese e ripartirono ancora più maestosamente, con lui che alzava e volava via e allora cominciò a legarselo per bene questo casco. "Yo! Viva Mutonia! Vai fratello! Lancia questo cavallo!" E il fratello era felice e correvano sotto un cielo che diventava di minuto in minuto più scuro; forse dovrei scrivere bigio, ma come si fa a scrivere bigio!?? Mai sentito nessuno dire che vuole dei pantaloni bigi, e poi Bigio era il nome di un cane di peluche di mia sorella quando eravamo bambini, e 'sto cielo qui non mi sembra proprio che fosse di pelouche... Comunque il cielo diventava sempre più scuro e cominciavano a scendere le prime gocce. Il guerriero salutò tutto questo come un Segno Propizio e disse: "Evviva! Fratello! Adesso riceverai il battesimo per vedere se sei un vero biker!... Vuoi che torniamo indietro?" "Cazzo no Fratello! Il cielo, la pioggia, noi sulla moto che corriamo sotto questo cielo apocalittico.... ma sei matto fratello?!... A Mutonia fratello!" "Yeah fratello! Così si fa!" E il guerriero lanciò sotto la pioggia il suo cavallo d'acciaio, cantando a squarciagola nientemeno che BORN TO BE WILD e tutta una serie di brani mitici dei Motorhead e dei Black Sabbath e intanto la pioggia aumentava paurosamente.

Erano già fradici quando il guerriero disse "ci stiamo bagnando un casino, troviamo una soluzione!" Così pochi minuti dopo trovarono la soluzione incrociando un negozio sfigato di abbigliamento che vendeva tutto a prezzi sbalorditivi perché finalmente falliva. Loro scesero dalla moto sotto la pioggia ed entrarono subito circondati da una ressa di famigliole ben vestite stile ok il prezzo è giusto, rigorosamente asciutte, che compravano completini per cresima e comunione e cose del genere. La ressa durò pochi istanti perché come entrarono, la gente si allontanò da loro e i bambini furono ancora di più agguinzagliati ai corpi delle madri.

Loro erano grondanti acqua con dei caschi in testa, poi soprattutto il guerriero era a petto nudo, e aveva tutti quei cazzo di ciondoli indiani, e poi aveva tutti quei tatuaggi terrificanti sulle braccia e sul petto e con i camperos faceva casino passeggiando fra gli scaffali. E come spalla c'era lui in persona, che sembrava uscito da un film tipo Arancia Meccanica, con quegli anfibi stretti sulle gambe nude e quel casco da nazi totale. Ogni passo che facevano la gente ne faceva uno in direzione opposta.

"Che occhio che ho avuto eh fratello?! Un'inaugurazione proprio di domenica pomeriggio e proprio sulla nostra strada!" "Guarda che non è un'inaugurazione. È..." Ma il guerriero non lo ascoltò, intento ad ascoltare ben tre commessi che con molto coraggio si erano subito diretti verso di loro: "In che cosa possiamo esservi utili?" Ma la traduzione vera era "cosa mai possono comprare qui due tarri come voi, l'importante è che ve ne andiate strasubito". Ora, il guerriero quando chiedeva qualcosa in un negozio lo diceva sempre sottovoce con l'aria di chi ti sta proponendo un affare sporco tipo: "Senti... ho 2 caschi nuovi fiammanti... un affare... trenta carte e sono tuoi, ma prendili subito... se sei d'accordo fammi un cenno con la mano, ma non parlare... ci stanno guardando..." E invece disse sottovoce: "Senti... non è che avreste... quegli impermeabili di plastica... che costano tipo... MILLE LIRE?" I tre tirarono un sospiro di sollievo e anche tutto il resto dei Clienti, e tutta la situazione era ridicola. Ma il guerriero non si sentiva per niente un avanzo di galera e non capiva la situazione, e così sembrava ancora più strafottente, perché non degnava di uno sguardo nessuno, tanto che nell'attesa si infilò un dito in naso come era solito fare prima di soffiarselo, il tutto accompagnato da suoni gutturali inauditi per chi non lo conosceva, e la gente! C'era chi strizzava gli occhi dal disgusto e chi voltava i bambini per non guardare una cosa così orripilante.

Poi vennero i tre con due simpatici astucci con dentro questa specie di impermeabili che in pratica erano solo fogli di plastica o poco più, uno giallo canarino e uno trasparente grigiastro. Il guerriero era soddisfatto! Tirò fuori gli spicci e alla fine non trovava tipo 500 lire e i tre dissero: "va bene, va bene così! Si figuri! Grazie!". Il guerriero a questo punto, sorpreso da tutta questa cortesia, tirò fuori una frase che fece trasalire tutti, mentre lui stava per svenire da quanto si tratteneva il riso e insomma il guerriero disse proprio così: "... A proposito... non è che avete un paio di birre?". Impallidirono tutti e tre perché ovvio che non le avevano, e pensavano "adesso s'incazza e ci spacca tutto" e quindi dissero: "Purtroppo ne siamo sprovvisti..." Il silenzio era totale; il guerriero come un grande uomo di mondo continuò: "Ah ho capito... e allora cosa avete da bere?". I tre si arresero prossimi all'infarto:  "Non abbiamo niente da bere a parte l'acqua del rubinetto". E il guerriero non ci credeva!  e disse sghignazzando: "Niente?! Ma che razza di inaugurazione è?" E se ne andò con lui che sottovoce gli spiegava l'esatta situazione, mentre il guerriero sosteneva che non gli avevano dato da bere solo perché avevano speso troppo poco ecc. ecc. poi alla fine capì e trattenendosi tutti e due dal ridere si infilarono  questi orrendi impermeabili che erano già cianotici, e sotto un cielo strapiovoso ripartirono urlando dalle risate!

Adesso erano ancora di più da foto, con quei ridicoli fogli di plastica squadrata svolazzante e tutto il resto, sotto una pioggia che faceva male addosso ma loro niente! Erano dei veri biker! Grandi biker!

Ma si accorsero di essere degli enormi biker solo quando cominciò a grandinare! (ed era luglio) Il cielo era ormai color notte e non sembravano proprio le 6 del pomeriggio, e loro passavano in una strada gonfia di chicchi bianchi completamente deserta; con tutte le poche auto ferme sui cigli della strada con i tergicristalli in movimento ed i piloti sgomenti che aspettavano che si calmasse per ripartire, che diventavano ancora più sgomenti nel vedere quella visione fantasma fra la grandine dei due in moto che passavano, neanche tanto lenti, in mezzo a quella muraglia d'acqua e di grandine. Ma il guerriero diceva "Fratello! è inutile fermarsi tanto ormai siamo in ballo!" e lui diceva "giusto!" con i chicchi che scoppiettavano sopra il casco e  pensava: "è come la padella con i popcorn che scoppiano", ma lo pensava per distrarsi perché grandine e pioggia facevano proprio male. Adesso non c'era più nemmeno il vento caldo, e al contrario  c'erano delle belle rafficone, e il mare si agitava come un dannato e sulla strada non c'era più nessuno, e loro stavano in moto dentro un nubifragio di quelli che il giorno dopo vanno sui giornali.

Era veramente dura. Solo il rumore della moto e quella della pioggia sui caschi e un muro d'acqua che non fa vedere quasi niente davanti, e l'acqua che ti schiaffeggia sul viso e tira calci sulle cosce. Strane sensazioni. Poi il guerriero indicava sulla destra, lontano, come una striscia più nera in cielo, verticale fino a terra, tutta veloce, caotica, e urlava a lui: "Fratello! Ma cos'è quella roba là?" e lui non ci credeva ma non poteva essere che lei e disse solo: "Una tromba d'aria"  "ah, speriamo che non viene qui..." con la tipica calma dei bikers e quindi intonò di nuovo BORN TO BE WILD....

Mezz'ora dopo il cielo era di nuovo bellissimo e faceva l'innocente giocando a dire con dei colori magnifici, stile tramonto, che lui non aveva fatto nessun casino e che era stato da sempre calmo; ma le megapozzanghere sull'asfalto tradivano questa bugia e i due in moto erano strafieri della loro impresa.

Si fermarono giusto il tempo per gettare in terra i due impermeabili che ora non servivano più e ripartirono come eroi di ritorno da un'impresa leggendaria. Il guerriero ora quando incrociava un motociclista alzava lentamente in avanti il polso sinistro, il saluto dei biker, e a volte, qualcuno rispondeva prontamente e anzi, due volte alzarono il polso prima del guerriero il quale diceva puntualmente "Hai visto?! È un biker!" come volesse dire merita rispetto.

Comunque sia a un certo punto erano a S.Arcangelo, Mutonia era appena fuori dal paese, ma loro per sicurezza puntarono la moto verso un vigile che se ne stava a guardare il tramonto che stava cominciando. Gli arrivarono da dietro domandando la strada esatta per Mutonia. Il vigile non si scompose né per il casco di lui, né per la moto del guerriero, abituato a convivere con i mutoidi:"Continuate la strada.Poi c'è il cartello".E loro pensavano "finalmente un paese dove si respira". E partirono ringraziando sul serio.

Inutile dire che Mutonia era una specie di paese dei balocchi per punk e affini e i Mutoid gente veramente strana. Erano una Super Banda di tedeschi e inglesi prevalentemente punk ecologisti che predicavano il riciclaggio dei rifiuti industriali tipo auto, motori, computer, e scorie varie ecc; erano rigorosamente nomadi e in quel momento erano un po' in UK, un po' in Francia e un po' nella loro capitale che stava a S.Arcangelo naturalmente.

Narra la leggenda che come moderni barbari un gruppo era sceso tre anni prima in Italia, chiamati dai centri sociali più grossi e in pericolo, per creare consenso con i loro spettacoli, e così girovagando un gruppo di loro si era fermato a S.Arcangelo, attratti da una vecchia cava di ghiaia in disuso lungo il fiume (e forse anche dalla cucina e dal vino romagnolo). Così avevano chiesto al comune di poter riutilizzare quello spazio per la loro comunità. Era un enorme campo officina, dall'aspetto sgangherato, pieno di rottami arruginiti.

Ma le apparenze ingannano sempre.Pare che ra di loro c'erano tecnici di prim'ordine che avevano abbandonato la tranquilla vita dai molti soldi e si erano buttati nell'avventura: c'erano ex meccanici di F1, ingegneri elettronici, capi fonditori e via di questo passo, che quasi i fabbri della zona andavano da loro per avere consigli sulle saldature; e loro campavano facendo parate con i loro veicoli stranissimi autocostruiti e funzionanti lungo le città, e poi facevano spettacoli performances con tutto questo materiale, ed organizzavano feste techno micidiali, che ancora nessuno aveva snasato che poteva essere un affare, e nessuna disco aveva a quell'epoca un grammo di musica techno e loro sì. Ma soprattutto andavano nei centri sociali e ti organizzavano delle serate Mega, e specie se rischiavi lo sgombero veniva un casino di gente, e in quelle brutte situazioni lì 'sto consenso qui è proprio fondamentale.

Insomma ne sapevano più di qualsiasi professore, ma l'aspetto! Un punkabbestia era più rassicurante rispetto a loro. Sembravano usciti da qualche film post-atomico: vestiti strappati, borchie, stivali giganti, elmetti con led luminosi, tatuaggi, pezzi di circuito stampato che abbellivano i giubbotti, pelle con cicatrici e bruciature varie, e poi erano grandi e robusti e sempre al lavoro. E le femmine mutoid erano anche loro giganti ed erano sempre molto carine con tutti quei tatuaggi e anelli vari... Avevi quasi paura a parlare con un mutoid se non li conoscevi, perché erano anche grandi ma l'età era imprecisabile: tipo gente che anagraficamente aveva sui quaranta anni non riuscivi a darglieli perché giravano seminudi, stile Conan il Distruttore, in pieno dicembre, con i capelli rosso fuoco... e lui pensava: "è proprio vero che l'età dipende dalla vita che si fa" e pensava alle famiglie mutoidi con  le ragazze che non si distinguevano dalle loro madri e madri e figlie sembravano tutte bellissime replicanti NEXUS-6. Comunque loro stavano arrivando proprio da questi Mutoidi.

La strada non era asfaltata ed era piena di pozze di fango, che quando arrivarono al cartello con scritto MUTOID WASTE COMPANY con i teschi con le chiavi inglesi incrociate erano già ben spruzzati di fango. Pochi metri dopo faocevano il loro ingresso trionfale a Mutonia. La moto avanzava lentamente mentre il branco di cani dei mutoid veniva loro incontro festante.

Ma la moto avanzava in una Mutonia ancora più post-atomica del solito. Anche più di Mad Max. Tutto era ricoperto di fango: caravan, pullman, cavi, attrezzature, e camion; passarono sotto il Grande Monolite e poi giù in fondo, dove c'era un'enorme tenda addossata al lungo e grande rottame luccicante di un aereo passeggeri, solo che la tenda non c'era più e i mutoid erano tutti ricoperti di fango. Forse per un minuto, man mano che si incrociavano, le due bande si salutavano con sguardi stupiti e felici, quasi di ammirazione reciproca. Ciascuna delle due bande si chiedeva cosa fosse successo: lui e il guerriero si chiedevano cosa mai avesse semi devastato Mutonia, mentre i mutoidi si chiedevano come avessero fatto i due biker ad arrivare interi, che ancora lontano verso l'orizzonte si vedeva una muraglia nera di nuvole, e loro erano sbucati proprio da quella muraglia!

Poi la moto fu spenta e i due scesero lentamente dal cavallo d'acciaio, ed erano tutti e tre provati dal viaggio, e le due bande si salutarono molto fraternamente con baci ed abbracci.. . "Ma come avete fatto a venire qui?" "Eh... è stata dura, ma anche qui c'è stato un casino eh?" faceva baldanzoso il guerriero. "Ja bravo! E' passato...uh...come dite voi vento che fa casino?...TROMBA D'ARIA Ja! Molto bella! Tutto che volava... per fortuna ci ha solo sfiorato... ora dobbiamo controllare i danni..." Continuarono a discutere così qualche minuto dandosi pacche sulle spalle e pareri tecnici sui lavori di ripristino, e si vedeva che erano un po' delusi perché la performance saltava e la festa non c'era più, anche perché con quel tempo non avevano previsto che la gente potesse viaggiare, ed erano contenti e anche stupiti che invece loro due erano partiti comunque per Mutonia e dicevano GOOD! Bravi! Voi ospiti! E cosi dicendo Gunther li accompagnava al bar semi all'aperto dove una replicante stava già ripulendo il bar dai danni (i mutoidi erano sempre perennemente al lavoro e quando non lo erano, quella era una pausa del lavoro).

Era un bar post-atomico costruito sul corpo metallico centrale della ex cava, e in cima alla torre di ferro c'era stilizzata un'enorme testa di vespa, gialla e luminosa fatta di neon e altre cose più strane, ed era il simbolo di Mutonia... ma anche di un'antichissima divinità del nord, forse celtica. C'erano scalette di ferro da ponteggio, che portavano su piattaforme di ferro sospese a 15 metri al posto delle salette con tavolini dei normali bar; e poi tubi innocenti a profusione, ponteggi, scivoli da cui arrivavano birre e altre cose strane.

La replicante offrì loro tre mega birre alla spina, e i due eroi bevevano e si godevano la pace dopo il nubifragio e ripensavano a quello che avevano passato raccontandolo al crucco che diceva ja... ja.... ohh!... Ja... E ogni tanto al guerriero cadeva l'occhio sulla replicante che puliva e allora si girava lentamente verso di lui rapito da quella visione, con l'espressione immobile e faceva un sospiro e diceva "Ma guarda cosa te tocca vede dopo un viaggio come questo!" E beveva ridendo e la replicante era proprio carina. Alta snella, spalle larghe, capelli rasatissimi, viso delicato e muscoli da guerriera; mini strappata, reggiseno mega con borchie metalliche e anfibi da 14 buchi e poi... un mucchio di anelli alle orecchie alle mani al naso, e sicuramente ne aveva anche ai seni come minimo. Oltre ai tatuaggi natuoralmente.

I discorsi continuavano, con il crucco che diceva sempre ja ja e ridevano quando al guerriero venne alla mente di un'avventura accorsa a Gunther nella loro città, e ricordandola, le risate erano diventate fragorose.

In pratica mesi prima era successo che la messicana aveva urgente bisogno di fare dei lavori nel suo bagno e l'idraulico era semplicemente proibitivo, come i dentisti. Poi si ricordarono dei mutoidi e alla fine Gunther assicurò di essere perfettamente in grado di fare tutto l'impianto idraulico, aiutato da un altro mutoid, nel giro di pochi giorni. A costo zero praticamente. Ovviamente ci furono grandi festeggiamenti in città da parte loro per l'arrivo dei due marziani, ma Gunther era abbondantemente sopra i quaranta e aveva i suoi ritmi e, a parte la cena e i pranzi, preferiva più parlare di saldatori e lavorare piuttosto che passare la giornata a caccia di feste, e poi aveva i suoi ritmi e amava moltissimo lavorare con il buio.

Così avvenne che una sera ad una cert'ora, tipo mezzanotte, uscirono tutti a caccia di caos, mentre i due mutoidi che già da tempo armeggiavano con tubi e attrezzature rimasero in casa. Quando all'alba la messicana ritornò, la solita vicina aprì la porta al suo passaggio dicendo che si scusava molto, che non era da lei e poi lei signorina lo sa, ma quella notte aveva suonato a casa sua perché aveva paura, non capendo cosa stesse accadendo dalla messicana, e alla fine nessuno rispondeva e allora, controvoglia, aveva chiamato i caramba, e a questo punto la messicana stava già collassando... Gunther aveva deciso di tagliare tutti i vecchi tubi e saldare quelli nuovi, e all'arrivo dei militari dell'arma la situazione sembrava il prologo di un film del terrore.

Lo stereo della messicana era a palla (perché a noi piace molto lavorare con della buona musica ja) e non era certo Celentano che usciva dalle casse, ma gli EINSTURZENDE NEUBATEN (trad: I nuovi palazzi che crollano: musica rumorista)! Con la musica uscivano fuori suoni fortissimi e strazianti (il frullino di Gunther che tagliava i tubi), mentre dalla finestra e dalle fessure del portoncino uscivano misteriosi bagliori blu verdi e bianco incandescente quasi acecanti (la saldatrice ad elettrodi e quella a gas di Frank che saldava quelli nuovi). Tutto questo non era umano, e sfido chiunque a immaginare da questi segni cosa si stesse verificando dalla messicana alle due di notte, e per questo la vicina aveva chiamato i caramba, mica per il rumore! "che lei signorina può fare tutto il chiasso che vuole al limite mi avverte tanto ho i tappi"...!

I carabinieri ci pensarono molto, cercando dal marciapiede di capire cosa stesse accadendo in quell'ultimo piano vedendo quei terrificanti bagliori. Poi si fecero coraggio, salirono le scale, e con i mitra spianati suonarono il campanello del portoncino dalle cui fessure balenavano lampi bluastri e quella musica infernale; là dentro minimo stavano dando la vita a Frankenstein. Niente. Suonavano ma non succedeva niente e allora cominciarono a bussare molto forte con le mani, e non erano per niente tranquilli. A quel punto Gunther percepì delle vibrazioni di frequenza bassa e irregolare e con la coda dell'orecchio intuì che bussavano disperatamente alla porta. A quell'ora prossima all'alba era certamente la messicana ubriaca che non trovava la chiave. Corse quindi ad aprire così come si trovava. Cioè, la messicana si sarebbe trovata di fronte una visione per lei e anche il resto della banda abituale, diremmo quasi domestica, considerando che si parla di mutoidi: un essere grande e grosso come un buttafuori in boxer e anfibi, pieno di cicatrici e tatuaggi, madido di sudore e ricoperto a tratti da una sottile crosticina di intonaco e scorie pulviscolari di ferro. Una testa grande e possente con due occhiali metallici da saldatore tipo Rank Xerox, e un fantasatico moicano alpin green (trad: una cresta di capelli color verde acido) e, Sollevato Con Una Sola Mano, il FRULLINO rigorosamente in moto. Ora non so se avete mai usato un frullino professionale, ma ci vogliono DUE mani per tenerlo sollevato, e quando il disco rotante gira, vibra così tanto che se allenti la presa ti sembra che ti sfugga, questo tanto per dare l'idea di che mostro spaziale fosse Gunther in quel momento...

APRÌ LA PORTA.

Gunther si vide di fronte due esseri che brandivano delle mitragliette contro di lui, e fece un salto indietro dallo spavento. Quando si aprì la porta i due caramba furono investiti dall'onda d'urto dello stereo e da quella del frullino a pieni giri, cioè per loro un'arma spaziale agitata da un gigantesco Gremlin Verde, e fecero tre passi indietro con salto iniziale!!! Letteralmente atterriti. Così quando la porta si aprì tutti andarono indietro nella direzione opposta, simultaneamente, come calamite con lo stesso segno...

Tutto questo era estremamente divertente e Gunther man mano che ricordava non riusciva a terminare le frasi dal convulso del ridere...

I boccali di birra continuavano ad ammassarsi sul banco, scortati dai mozziconi di sigarette sul pavimento, ed entrambi marciavano in sincrono con le risate che il terzetto continuava a produrre da un paio d'ore. Ognuno raccontava vicende comico-apocalittiche e bravate varie di cui era stato protagonista, e fu con l'accensione di una fantastica canna, materializzatasi durante i dialoghi tra le mani del crucco, che Gunther ripescò nella sua memoria altri particolari sulla storia del bagno della messicana e, legate a quei particolari, altre risate.

 Proprio mentre si passavano la canna, fra i convulsi di risa, che apparvero i fari pigri di un furgone e un paio di macchine che arrancavano nel fango guadagnandosi, metro dopo metro, l'ingresso a Mutonia. Tacquero a bocca aperta e sigarette ciondolanti in mano. Un po' da tutte le parti, lentamente, uscivano fuori mutanti per guardare chi altri mai avesse osato arrivare sin lì quel pomeriggio. Ma non ci volle molto a capire, dai cani che già si catapultavano fuori dai finestrini perché avevano visto gli altri cani, che si trattava della loro banda al completo o quasi.

Mezzo minuto dopo Mutonia era avvolta da un'allegria frenetica e confusionaria, fra urla, richiami di cani, abbaii, abbracci e saluti vari. Di nuovo ricominciarono i discorsi sul tempo e le strade impraticabili e il guerriero mostrava come un trofeo il casco di lui, e tutti ridevano con mick fuck che diceva "voi siete matti", e la tipa dai capelli rossi  che aggiungeva:  "ma ve potevate fa' male", e faceva l'incazzata come una mammina gelosa, e il guerriero la stuzzicava e diceva "uffa non fare la solita paranoica" e lei rispondeva "Paranoica? noo è che lui c'ha la mia macchina fotografica", e rideva ma lo faceva per darsi un contegno tra gli altri, perché lei non era proprio negativa e non era proprio in grado di essere così cinica...

Lui aveva passato anni a dirle: "Tipa dai capelli rossi: SPOSAMI!" e glielo diceva anche in mezzo alla gente, e la circondava di foto che lui gli faceva pressoché in continuazione, ma lei niente. Lei rideva e gli diceva che lui era il migliore, l'unico con cui avesse un rapporto decente; ed era così fiera di lui che mai avrebbe osato sfioorarlo, che il sesso è per le persone normali, e così lei stava con un esercito di normali dai quali si faceva passare sopra tipo rullo compressore, altro che sfiorare, ma lui questo non riusciva proprio a capirlo e le urlava: "Tipa dai capelli rossi! Sposami!" e anche in mezzo alla gente, e puntualmente alla fine lei si metteva a pianogere. Poi lei si ubriacava e allora lui poteva finalmente toccarle il culo che era bellissimo e così via; e lei era felice, ma solo da ubriaca che se no era un casino, perché il loro rapporto era più forte e profondo di qualsiasi rapporto di coppia, e quindi lei non avrebbe mai accettato di mettersi con lui, che sarebbe stato come svilire il nostro rapporto così profondo. Ma però lui questo non lo capiva molto e pazientemente aspettava che la tipa si ubriacasse. Tutto qui.

Comunque questa storia era andati avanti anni e lui si era ormai rassegnato e non gridava più di sposarla da molto tempo, e poi erano tutti quanti felici di questa invasione imprevista e decisero di godersi la serata a modo loro; così si cominciò a trafficare con cavi d'acciaio, argani e cerate militari giganti, un po' tutto intorno a loro che erano già a sbevazzare.

Al bar erano arrivate altre due splendide mutanti più uno di rinforzo per preparare micidiali cocktails e si doveva pagarli anche, perché, non si sa come un po' alla volta era sopraggiunta un'altra cinquantina di persone, punk'a'bbestia perlopiù, giunti a grappoli di 2/3/4, che spaesati si guardavano attorno e poi arrivaovano al bar... ma le canne comunque erano rigorosamente gratis e inesaurabili.

I campagnoli erano estremamente interessati a quest'ultime, e anche in questo lui vedeva la divisione fra i giovani e i più vecchi della banda, anche se non riusciva a capire bene il perché. I campagnoli e tutti i più anziani avevano una sorta di adorazione per il fumo e la maria, ma forse era il fatto che vivevano in campagna e in qualche modo erano più rilassati; c'era chi era sposato e chi stava per farlo, e chi comunque aveva un lavoro ok o una laurea, e chi aveva già una bambina, come i campagnoli appunto. Ma per la banda vera, quella più giovane, la vita non era affatto rilassante e il fumo era quasi fastidioso, inutile. Vivevano nelle strade: fra quelle della città e la statale adriatika in persona. Quella coi tir che sfrecciavano a mille felici di poterti ridurre uno sformato al forno o un campione per le centraline antismog. Quella dei gipponi dei giovani ricchi, che sbandavano da quanto erano fatti, e se vedevano dei tipi strani per la strada ci si lanciavano addosso, giusto per metterti un po' di paura. Non serviva un cazzo rilassarsi, ci voleva qualcosa di diverso che rendesse ancora più reali gli incubi che li circondavano; ancora un'altra risata per seppellire quella merda di città che pretendeva da più di dieci anni di vincerli.

Sì, il fumo era proprio inutile. O! si parla di una vera banda, non di un gruppetto di amici! Qui si parla di gente che quando venivano intercettati da una pattuglia non era scontato che dessero i documenti, e contavano quanti erano loro e quanti la banda rivale e se quelli della pula erano molti di meno, allora li attaccavano e poi fuggivano, perché comunque loro c'hanno sempre il coltello dalla parte del manico. E poi avevano occupato quattro volte...

Insomma non si tiravano mai indietro di fronte ad una canna, ma non avevano passato una sola ora della loro vita a cercare il fumo o cose del genere, che se alla negativa passavi la canna ti sputava in faccia e poi ridendo diceva "Scusa mi è scappato... mi paghi un borghetti?"

OOOOO! ISSAAAH! I mutoid continuavano ad agitarsi tirando lontano dei cavi e lui non ci capiva molto, quando incontro lo sguardo divertito da cartone animato della tipa negativa che sorseggiando una bottiglia gli diceva: "Se fossi in te taglierei la corda... hai un cavo fra le gambe...". E lui disse "sì ma il cavo è per terra... cosa c'entra?... Hai bevuto per caso?". "No. Sono in trip. Comunque non mi fiderei, io leggo nel futuro in questo stato...".

A lui venne da ridere e decise di andare con lei al banco del bar. Neanche un secondo dopo il cavo era saettato sibilando a una decina di metri d'altezza, tirato lassù da molto ma molto lontano grazie ad un mega camion di quelli tipo Duel, e le sue palle si congratularono con lui per il proprio tempismo, e la tipa negativa rideva e diceva "che peccato! Adesso avresti avuto una vocina così sottile e dolce...".

Lui non disse niente e si chiedeva come la tipa avesse indovinato quello che era appena successo, che non c'era nessun mutoid intorno a loro, e Mutonia è pavimentata di rottami, cavi, e funi per terra, e poi ormai era notte, con quel fango poi... e poi pensò "semplice: è in trip!...".

Così rassicurato si sedettero al bar e lui era al quarto autobomber, che era il più micidiale cocktail mai sfornato da un barman, che dentro c'era tequila-gin-wodka-triple sec, il tutto dentro un boccale di birra piccolo. E ne prese uno anche lei che cominciò a fissare uno schermo televisivo acceso, dove apparivano nuvole in movimento e ipnotiche spirali rotanti, e non era un programma televisivo ma una diavoleria mutoide, che lo schermo era infranto, ed era tutta un'immagine meccanica, nessuna videocassetta...

Così si mise a fissare la negativa che rideva. A volte si diceva da solo "Ma Cazzo! Ti Piace? Buttati! Faglielo capire!"... ma gli sembrava di infrangere un giuramento. Era così bella quella complicità. Incomprensibile. O! Si sta parlando della negativa! Cosa aveva in comune con lei in fondo? Niente. Oppure sì: la paura forse. Quella del futuro, di non riuscire più a divertirsi. E questo forse era fondamentale perché quando la testa ti si incastra, o fai qualcosa o sei fottuto. E in fondo lui non chiedeva altro che muoversi e fare qualcosa di mai visto, che era troppo sensibile e proprio non ce la faceva a fare la vita narcotizzata dei suoi coetanei, e poi loro non avrebbero mai avuto la possibilità di conoscere una come la Negativa, e lei, beh, lei avrebbe detto sbalordita "ma quale complicità?! MMa daai! Sei ubriaco? Io e te complici???..." e avrebbe sghignazzato quasi grugnendo forte stile maialino, dando una sorsata di borghetti e allontanandosi  con sufficenza irraggiungibile nella sua negatività.

Ma lui in fondo non se la sarebbe neanche presa, che dentro c'aveva un intero mare di delusioni, che qualunque cosa sarebbe potuta accadere, al peggio lei non sarebbe stata che un'onda in più in quel mare... anche se poi è per un onda in più che il mare si mangia la terra...

Continuava a bere, felice di tutti questi ragionamenti e pensava che in fondo il vero problema era l'insofferenza. Lui era insofferente per quella generale continua e strisciante non-scelta.

E come faceva a scegliere? Come un giocatore d'azzardo aveva giocato forte un tempo, scommettendo tutte le sue riserve d'amore sui cavalli sbagliati, e aveva perso tutto, perché non era uno di quei fessi che investiva poco per una vita da poco e degli amori narcotizzati come quelli dei suoi coetanei e adesso era così... come un nosferatu punk che non poteva più scegliere: era e basta. E sarebbe stato sempre così.

E come un vero giocatore che vorrebbe giocare, ma non ha più niente, era INSOFFERENTE. Bisognava girare al largo, ma cosa poteva fare in una condizione del genere? Si può veramente desiderare qualcuno? No. Ci si limita ad appassionarsi per qualcosa o qualcuno... La più terrificante categoria di perdenti: quelli che non sanno di esserlo e addentano la vita con rabbia, ecco cos'era...

Trasalì, pensando che tutto questo non era da lui e anzi, era molto negativo, e si guardò intorno a controllare lo stato della banda, e ancora una volta si mise a ridere.

Il poeta stava già vagando attorno a loro parlando freneticamente con un bicchiere in mano e una sigaretta nell'altra, segno quest'ultimo indiscutibile dell'elevato stato etilico del vate che solitamente era un accanito non fumatore. La banda era già in uno stato di grazia particolarmente significativo, e ciascuno stava interpretando il proprio delirio alcoolico per la felicità degli altri. Così il professore campagnolo, ormai completamente strombato, era già da tempo impegnato a non mostrare evidenti segni di cedimento, ma era come nascondere un tir dietro un albero e ogni tanto diceva "cazzo! C'ho il calo degli zuccheri!". E cercava dolci e cose affini perché il fumo gli faceva venire un'insaziabile voglia di dolce, e con la coda dell'occhio ammirava la sua sposa e le diceva scherzando: "Sposa! Mantieni un comportamento consono al nostro rango sociale! Sei la moglie di un'assistente universitario, cioè un futuro barone!".

E così si beccava farciti insulti dagli altri, e soprattutto dalla sposa, che avrebbe fatto impallidire qualunque associazione di Giovani Spose Quasi Vergini di Futuri Baroni Universitari, nonché il sindacato delle casalinghe, grazie alle sue spericolate acrobazie lessicali, in strettissimo dialetto barese, in cui si intuiva che si aveva a che fare con madri-impalate-succhianti e Sacre Famiglie occupate in difficilissime configurazioni di kamasutra. Pargol divin compreso.

Di solito mentre diceva questo, la sposa era impegnata in allucinanti strip-tease in mezzo alla banda e questa era una di quelle volte e c'era chi diceva "Oh noo! Ancora!", e chi diceva "Sii! Ancora!", e altri che dicevano "Professore di' qualcosa a tua moglie! Ci dà fastidio!", "Professore guarda cosa sta facendo!". Ma lui niente! C'aveva un calo degli zuccheri e doveva trovare dei cioccolatini e ogni tanto ridendo diceva: "Sposa! Fallo per nostra figlia! Che cosa direbbe di noi se ci vedesse?!". E tutti ridevano e i Mutoid ammiravano tutto ciò divertiti, che non succede tutti i giorni di imbattersi in una banda come la loro.

Lui intanto aveva finalmente realizzato che, in tutto quel caos, quel cavo che per poco non lo castrava faceva parte di un progetto diabolico con cui i mutoid avevano tirato su sopra le loro teste un bel tendone che stava coprendo le loro teste da una bella e fredda pioggia scrosciante che stava di nuovo allagando il campo mutoid. Preveggenza? Consumata esperienza? Culo? Non si sa, sta il fatto che tutto il campo mutoid si era trasferito lì sotto e il bar continuava ad essere miracolosamente asciutto. Lui chiese un altro autobomber alle tipe che erano su di giri e stavano ammirando la performance della sposa e, sbalordite per l'ennesima richiesta di lui, non gli chiesero neanche i soldi, che una cosa così non si era mai vista, che ancora a Mutonia si parla del tipo (lui) che in una notte di Sabba fece fuori otto autobomber senza collassare nemmeno un po'. Quello era il quinto, e lui non mostrava nessun segno preoccupante di instabilità, ed era contento, e pensava "cazzo se non riesco nemmeno ad ubriacarmi è la fine", e forse la colpa era che stava pensando a quel mare di delusioni più l'altra onda che gli stava accanto, e intanto lei, vicino a lui appollaiata su un trespolo metallico, stava assumendo l'espressione da Principessa delle Negative, e da lì a poco, forte dell'alcool che non sentiva per via del trip e del trip che saliva per via della sua negatività, attaccò una sgrigna terrificante, che era l'annuncio che avrebbe martirizzato qualsiasi essere le fosse capitato a tiro in quella sera di Sabba.

Lui conosceva bene quel suo stato, che una volta lei sotto natale gli aveva chiesto un cono gelato con un sacco di gusti più la panna, e quando lui glielo aveva dato lei attaccò la sgrigna e glielo conficcò in mezzo alla testa senza preavviso, con tutti i capelli che grondavano limone e stracciatella. Così il primo a cadere sotto i colpi della negativa fu il Rosso, che era già sotto effetto di non so quale miscuglio di pasticche, e stava passando vicino a loro con un bicchiere di carta in mano. Lei mise una mano sulla spalla di lui e gli disse: "fai finta di parlare con me" e, mentre sopra la testa di lui si formava un grosso punto interrogativo, lei con mossa fulminea fece lo sgambetto al rosso che passava. Né troppo fiacco né troppo forte. Perfetto.

E il Rosso cadde rovinosamente a bocca avanti senza un lamento sopra il fango, con il bicchiere sempre stretto in mano. Si rialzò pensando di essere inciampato. Lei stava ridendo con una soddisfazione sconfinata, e cercava di dire qualcosa a lui, ma la sgrigna era troppo forte, e le parole non facevano in tempo a formarsi che già scoppiavano in bocca con una gragnuola di micro sputi che colpivano il viso di lui. Con fair play lui si passava la mano sul viso, e lei, accorgendosi, apriva ancora di più i suoi occhi verdi sempre più belli e grandi per via del trip, ed allora partiva un'altra raffica di sputi...

Sì, al bar il tempo era praticamente bloccato dagli autobomber e dalle risate perenni della negativa, già a caccia con lo sguardo di un'altra vittima. Il resto della banda girovagava ballicchiando e ogni tanto si sentiva il professore che diceva "Sposa! fallo per nostra figlia" e la sposa che passando diceva: "Avete visto le mie mutande da qualche parte per caso?".

A quel punto arrivarono due mutoid con copricapi in polistirolo giganteschi, stile capelli preistorici scolpiti alti almeno un metro, e con chitarra e un basso fatto con una corda tesa su un manico di scopa che terminava dentro una grossa scatola, e cominciarono a suonare rockabilly-garage. Era una musica bellissima e suonata con grandissima maestria, e non a caso il bassista aveva la maglietta originale dei Dead Kennedys! Addirittura!

Tutti ballavano con urla selvaggissime, e i tipi non smettevano mai di suonare e cantare con dei microfoni fissati su delle cuffie molto tecnologiche, ed era bello vedere super tecnologia accostata a strumenti inventati come il basso del tipo, e vedere super amplificatori a tenuta stagna appoggiati praticamente nel fango...

La banda, i mutoid, e il resto dei tipi ballavano come la gente di un concerto punk '77 in un vecchio documentario della BBC sulla devianza giovanile: da invasati. E nella foga della danza a volte volavano via intere boccalate di birra che non riuscivano a tenere il tempo con la musica, e a volte volavano via direttamente col boccale.

Intanto nella zona del bar post-atomico lui e la negativa si godevano quella scena totale, e il pavimento lì attorno sembrava che vi avessero passato la cera tanto era scivoloso, che chi passava lì vicino prima o poi cadeva bocca avanti. E lui sapeva che non era colpa del pavimento... Comunque alla fine la negativa vide un po' lontano, dimenticato nel fango, l'eroico casco nazi di lui semi riempito dalla pioggia. In un attimo lei aveva fra le mani quel piccolo secchiello d'acqua: nelle sue mani era un'arma letale. Lui pensò che non poteva essere così tanto stupida, ma invece lei si diresse proprio in mezzo ai danzanti, davanti ai musicisti.

E come ubbidiente ad un comando avuto sotto ipnosi, lanciò senza nessun avvertimento tutta quell'acqua. Il grosso del getto centrò in pieno l'ampli della chitarra, i cavi, gli effetti e il chitarrista. Un gesto da criminali sadici. Passarono attimi in cui c'era già chi urlava per l'irreparabile (pochissimi a dire il vero), e gli unici sorridenti erano la tipa negativa e i due musicisti che continuavano a suonare, e il tipo la ringraziava perché ne aveva proprio bisogno di un po' d'acqua! E dopo un po' in molti erano meravigliati di ciò che stavano vedendo; e lui notò che i due musici avevano la testa della vespa tatuata sulla spalla e pensava: "non sono morti folgorati perché sono protetti dalla divinità forse celtica di Mutonia... ma lei come faceva a saperlo?". Pensò che questo ragionamento era assurdo e paralogico e che soprattutto era lei in trip, non lui. Quindi fece un'altra sorsata d'autobomber e ne ordinò un altro quando vide sotto la pioggia la negativa che andava a riempire nuovamente il casco in una megapozzanghera. Salto giù dal trespolo e le corse incontro aspettandola sul confine fra la pioggia e l'inizio del tendone.

Lei gli corse incontro felice, con il casco pieno d'acqua e fango tenuto all'altezza della pancia con tutte e due le mani, e si fermò tutta speranzosa e sorridente. Lo fissava piena di buoni propositi e aveva il viso bagnato con i capelli multicolori che  grondavano acqua, e un'espressione nello sguardo assurdamente ingenua e mite. "Adesso basta! Non si scherza con l'elettricità! Potevano restarci secchi! Non sfidare la sorte due volte, questo non glielo lanci! OK?!". E lei con una voce da fata disneyana disse solo: "Ma questo non è per loro..." -pausa- "...è per te". E lui non fece in tempo a realizzare tutto questo, e la storia era super ultra strana, e prima che potesse accennare una sola parola, vide il sorriso beato della negativa e una valanga d'acqua freddissima che gli si stava abbattendo contro. Un gelo impressionante tipo due secondi senza fiato.

Acqua e fango su tutto il corpo, completamente annichilito, con gli occhi chiusi, sentiva la risata alcolica della negativa che restava affascinata dal suo stesso gesto, e sembrava congratularsi con se stessa per la grande creatività che stava sprigionando, e gli diceva: "Tanto sei un biker no? Con tutta la pioggia che avrai preso...". E invece era proprio freddo anche se l'alcool impediva di avvertirlo, e lui pensava che si erano persino comprati gli impermeabili per arrivare lì, e adesso aveva persino l'acqua dentro gli anfibi! Avrebbe voluto polverizzare quell'essere ridanciano che continuava a sfidare la sua calma ridendogli a neanche 30cm dalla faccia. Diciamo subito che sarebbe stato di cattivo gusto arrabbiarsi, ma per fortuna i 5 autobomber + il sesto che aspettavo, gli fecero cadere lo sguardo sul tendone. Con la velocità di un computer, che solo in alcool si può avere, realizzò che l'acqua aveva formato un'enorme pancia sul tendone. Loro erano praticamente sotto il bordo, e uno che avesse alzato la pancia da sotto, avrebbe provocato una doccia gigante. Certo anche lui l'avrebbe fatta, ma l'importante era che la facesse lei... "Ma anche te piace andare in moto no?". Lei ridendo disse un sì dubbioso, che non si aspettava una domanda del genere dopo la doccia, e disse sì, e guardava il braccio di lui teso contro un punto del tendone. Per un secondo davvero millimetrico si guardarono negli occhi; lei con un sorriso sorpreso e lui ghignando. Poi si sentì la cascata d'acqua che scivolava inarrestabile sul lato del tendone addosso a loro. Da senza fiato per un minuto! E nessuno dei due si spostò, e mentre l'acqua si rovesciava addosso, loro ridevano da invasati e avevano allagato un buon pezzo di terra, e bagnato più o meno gravamente qualche incauto che si trovava prossimo al bordo del telone su quel lato.

A quel punto le cose divennero vorticose. Il concerto era finito, in molti avevano visto la scena del tendone e ora se la davano a gambe, perché i due geni d'acqua si muovevano fra gli altri imitando i cani che si asciugano, cioè schizzando acqua in ogni direzione. Lui prese per una mano lei e la trascinò al bancone per continuare a bere, e sembravano una coppia di Supereroi della Marvel, tipo l'Uomo Fango e la Donna Acqua, e dove passavano lasciavano una sottile scìa di fanghiglia acquosa, anche sul bancone.

La messicana rapita da tutta quella visione, fece un salto gigante a piedi uniti sulla pozza più fangosa e schizzò il suo fred e lo sciamano.

E la sposa afferrò il poeta e il pirata e li trascinò sotto l'acqua e diceva "Siii! Alle pozze!". Così, sotto una pioggia martellante, tutta la banda duellava a colpi di salti sulle pozze, perché nessuno aveva freddo, che tutti avevano un delirio alcolico caldissimo, e il guerriero, che da quarti d'ora stava ormai barcollando, si era lasciato cadere metà dentro una pozza e stava dormendo beato. Era un vero biker lui.

I mutoid avevano esaurito le espressioni per mostrare lo stupore e la meraviglia, e avevano freddo per loro, e poi c'era lui al bar che non smetteva di ordinare Autobomber  e adesso stava per ordinare il leggendario ottavo, che il settimo era finito in un fiato quasi. Le urla fra le pozze erano selvaggissime e la sposa diceva "facciamo la lotta nel fango!", e la messicana l'assalì e caddero nel fango della pozze, con tutti i fradici sotto la pioggia che già facevano monticchio.

La tipa negativa si aggirava scientifica sotto la pioggia, nei pressi dei monticchi rotolanti, e quando vedeva qualcuno che cercava faticosamente di rialzarsi o chiunque fosse in una situazione d'equilibrio precario, lei, con una piccola anfibiata, lo ributtava a bocca avanti. E lo faceva quasi con eleganza, senza scomporsi, passeggiando intorno alle lottatrici con la mano coprente il boccale per non annacquare il drink.

I pochi punk'a'bbestia che ancora resistevano coscienti si erano già allontanati da quel pandemonio, e lo stesso facevano i mutoid, ed entrambi cercavano luoghi appropriati e asciutti per rollare altre canne; ma ormai schizzi di fango e improvvise secchiate d'acqua cadevano dovunque, persino nel bar. E loro stavano mettendo in fuga niente meno che i mutoid! Quando all'improvviso Gunther ebbe una rivelazione. E sparò sulla bolgia con l' idrante! Si arresero, rialzandosi in qualche modo ripuliti e storditi dal getto, tutti a torso nudo e in molti con gli abiti strappati ma strafelici, che il bello non era stare sotto il tendone a fumare, ma sotto la pioggia a ballare, completamente zuppi. Le ore stavano passando pigre sopra quello scenario da alluvione in corso, e tutti si raccontavano cose, andando da una parte all'altra del bar di nuovo affollatissimo di demoni bagnati e sudati, quando parte della banda cominciava a smobilitare per via del fatto che la mattina avrebbero dovuto lavorare, ed erano ormai le quattro passate.

Lui era a piedi, che il guerriero dormiva beato come un guerriero e sarebbe tornato giù il giorno dopo semmai, ma non certo prima.

Per il momento lui stava parlando di autobomber con una mutoide quando all'improvviso si ritrovò a dover salutare tutti, che mick fuck gli diceva "sbrigati che sto andando", e quel ragazzo era di una flemma unica, che non si era nemmeno bagnato! Anche se era strombato perso. Così lui si ritrovò a salutare tutti, con la messicana che lo baciava in bocca mentre  mick fuck  lo tirava per un braccio e poi si ritrovò dentro il furgone, e davanti era già seduto il poeta, oltre che la tipa di mick fuck o il contrario.

Così salendo dietro inciampò bocca avanti, e una risata ultra famigliare gli disse benvenuto: nel lato posteriore del furgone c'era la tipa negativa in persona! Inutile dire che fra i due scoppiò una rissa giocosa, ma sempre una rissa era, e i due si rotolavano lungo tutto il furgone ridacchiando continuamente, che avevano in corpo una grossa scorta di alcool lui e un trip da smaltire lei.

Infatti dopo un'oretta nella statale mick fuck fermò il furgone, e salì dietro: "Questo furgone sbanda continuamente, non riesco a guidare! O la piantate o scendete!" e loro risposero: "Scendete?! Ha detto proprio scendete?!" Ma erano così stupiti che smisero sul serio, e ridendo si chiedevano se avessero fatto poi tanto casino.E il giorno dopo, scoprendosi dei segni paurosi sul corpo, lui seppe che avevano fatto veramente casino. Ma era anche contento perché nonostante tutto era riuscito a riportare sana e salva a casa la macchina fotografica della tipa dai capelli rossi.

 

Tratto da: Sette sani racconti di Oskar barrile, Transeuropa edizioni