Lei era una tipa
negativa. Non cattiva, e neanche stupida. Ma negativa.
Lui pensava spesso alla
rivoluzione, ma aveva dei problemi con le parallele e per il fatto che non aveva
ancora superato un trauma infantile circa la perfetta esecuzione della
capriola. Questo lo tormentava, così, malgrado credesse nella rivoluzione,
all'ora di cena andava a casa della madre.
Lei preferiva evitare la
propria e, quando le telefonava che cenava fuori, non riusciva neppure a
parlare che già la madre dicendo mi fai
schifo riattaccava.
Lei andava sullo skate
anche con la gamba ingessata e non si faceva niente. E non aveva paura.
Lui quando provava a impedirle
di togliere la cassetta dall'autoradio sbatteva da solo la testa nell'interno
del tetto.
Violentemente.
L'auto non era né di lei
né di lui ma di un pirata. Il pirata non aveva traumi per le capriole, e non
era negativo, ma ascoltava pazientemente
i discorsi sulla rivoluzione e
pazientemente osservava l'evoluzione della skater tenendo i piedi ben per
terra.
Un giorno lui la portò
al cimitero soprattutto per mostrarle la lapide da lui scoperta di un'antica
sposa che si uccise il giorno prima di
suo marito ormai spacciato.
Lei una settimana dopo sognò la foto di un antico aviatore di una
lapide che incontrarono per caso come tante altre nel cimitero.
Quando si incontravano
in mezzo agli amici quasi non si salutavano; da soli o tra la gente non si sfioravano
neppure, ma spesso finivano per mettersi le mani addosso. Non con cattiveria e neanche in modo negativo
forse, ma ridendo. Ma i segni delle anfibiate, dei graffi e dei pugni restavano
davvero.
Insieme ridevano, anche
se sicuramente i motivi erano differenti. Quando lui parlava seriamente lei
rideva, allora anche lui lo faceva perché pensava che era assurdo ridere quando
uno parla sul serio; e quando lei raccontava qualcosa di stupido, come la prova burro al supermercato, anche lui
rideva perché pensava che era troppo idiota trovare divertente una vecchia
storiella del genere.
Lui criticava tutto e
aveva un commento pronto per qualsiasi cosa.
Lei non provava
interesse per nessuna cosa...
Una sera, in piazza, lei
era seduta su una panchina rotta. Con una mano si teneva senza motivo l'altro
braccio mentre con gli occhi ben aperti fissava una bottiglia vuota di ceres
distante alcuni metri sulla strada: stava pensando. Lui stava parlando di cose
serie con il pirata che era intento a far tirare bene la sua camel, e stavano
tutti e due puntellati sul fianco dell'auto pirata. Quella sera in piazza
arrivò il rasta con un'armonica dentro la custodia.
Il rasta aveva i capelli
da rasta, e anche i vestiti erano da rasta e il cappello aveva i colori rasta.
Insieme al rasta c'era la bicobax che era una creativa che indovinava sempre i
colori degli abiti anni '70 che indossava.
Improvvisamente, con il
classico rumore delle ruote dello skate che corrono veloci sull'asfalto, arrivò
lo sciamano sopra il suo skate. Intorno c'erano dei cani e delle birre, alcune
vuote altre piene. Sullo sfondo il solito arredo urbano che circonda la gente
nelle città: semafori, strade, marciapiedi, semafori, alberi rinsecchiti,
panchine rotte, muri di palazzo scritti e disegnati.
TA! Era il rumore dello
skate che urta frontalmente sul gradino del marciapiede e si ferma. Lo sciamano
con un po' d'affanno scese dallo skate, e dalla tasca dei pantaloni un tempo
bianchi estrasse la bottiglia di birra e la stappò. TLINK! Lei guardava il
tappo rotolare per terra e quando si fermò, rimase fissa a guardarlo. Il pirata
fumava appoggiandosi alla sua auto con la musica a palla. Nessuno parlava e
nessuno si salutò, ma era come se lo avessero fatto.
"È un'armonica in
MI" fece il rasta "Ma non so suonarla...". E cominciò a suonarla
a caso.
"Grande!... ci
vorrebbe una chitarra!" disse lo sciamano.
"In MI?" fece
lui "Potrei fare un gran bel blues in MI se ci fosse la chitarra...".
Tutti ascoltavano le
note a caso suonate dal rasta. Il pirata per sentire meglio chiuse la portiera
dell'auto invece dell'autoradio.
Sciamano: "Ma
l'armonica ha un'altra accordatura..."
Lui: "Se è in MI, è
in MI per tutti...".
Sciamano: "No. È...
la PENTATONICA!". E disse questa parola quasi in tono sacro.
"Che significa??! È pur sempre accordata
in MI!"
"No. Sarebbe... SI! Sulla chitarra è il
giro di SI! Esatto!"
Rasta: "Secondo te.
Questo. È un MI... oppure è un SI?". E suonò. Continuarono per altri venti
minuti nella totale indifferenza degli altri che comunque li guardavano anche perché
i cani erano distesi immobili e anche la birra era finita...
Lui:
"...Scommettiamo?" Sciamano: "Una boccia di
whisky"."Vai!" disse il Rasta
. Improvvisamente l'attenzione divenne totale: whisky- scommessa- dove?-come?- quando? Subito! La birra era
finita, la piazza era una desolazione e tutti cercavano di capire la differenza
tra un MI e un SI, e soprattutto quale mistero celava quell'unica parola così
ripetuta: PENTATONICA.
Partirono. All'osteria
di Danilo c'era un pianoforte. Malgrado il nome era un posto per ricchi. Loro,
malgrado la scommessa, non avevano soldi. Ma Danilo un po', forse, li avrebbe
perdonati.
"Dobbiamo fare una
prova col piano. C'è una scommessa in corso" dissero in coro.
"Andate..." fece Danilo. Il piano era nel piano di sotto che a
quell'ora era deserto. Un posto tutto per loro. Si sedettero tutti seri, e le
mani dello sciamano cominciarono a cercare i tasti giusti per un giro di SI.
Il rasta soffiava forte
l'armonica.
"Vedi che è un giro
di SI!".
Fu la volta di lui con
il suo giro di MI.
"Vedi che è un giro
di MI!"
Qualcuno intanto
chiedeva le note del giro di MI sperando di capirci qualcosa, ma ad un certo
punto il pirata disse: "Cominciamo a prende la boccia, così c'è più
tranquillità a capì chi c'ha ragiò!". I sorrisi di ineffabile gratitudine
decretarono il pieno successo del pirata.
"Esatto!" fece lo sciamano che
diceva spesso esatto perché da
piccolo guardava sempre i quiz della televisione. Bevvero whisky invecchiato 5 anni che costava una
cifra spaventosa per loro: trentamila! Fecero
numerosi brindisi a tutto quello che li circondava: tavoli, sedie, bottiglie e
soprattutto alla pentatonica. La bicobax fissava muta gli affreschi della sala
e sicuramente stava pensando agli accostamenti di colore sulla parete.
Il rasta di tanto in
tanto, mentre ascoltava i discorsi e le battute, si passava tra le mani,
lentamente, l'armonica fatata che aveva materializzato il whisky e la sala
tutta per loro. Lei e il pirata ridevano; lo sciamano si godeva la scena anche
perché si era stabilito, per convenzione, che la pentatonica sacra gli dava
ragione. Lui invece durante i brindisi e i discorsi che si alternavano con
grande rapidità fu investito da una raffica di pensieri trasversali che però
non lo sorpresero, e decise di ricordare la marca del whisky, anche se
quest'ultima intenzione non era certo positiva.
Cenere e sigarette
continuavano ad ammassarsi nel portacenere quando lei attaccò per l'ennesima
volta la storiella della prova burro al
supermercato: "Signora assaggi questa pasta, Uhm! Buona! È burro? No,
merda!...". Seguirono risate interrogative. Sotto il tavolo lei diede
un'anfibiata pesante sullo stinco di lui, che contraccambiò ridendo. Scolata la
bottiglia decisero di tornare su. Lui doveva spiegare a Danilo che la bottiglia
l'avrebbe pagata un'altra volta. Una volta saliti lo videro ad un tavolo conversare con due tipi.
Uno di questi,
dall'abbigliamento e dai modi, era certamente un socialista. Importante.
Parlavano seriamente di politica. Loro smisero di ridere e il padrone
dell'osteria quando li vide li chiamò e, rivolgendosi al socialista, disse come
per rafforzare un discorso che già da tempo stavano facendo che per esempio il suo sindaco, di cui il tipo
vantava essere amico, si doveva
vergognare di averli sgomberati in quel modo, e il tipo diceva che però loro
avevano tirato monetine, che non era da persone civili, e che poi
occupare è illegale. "Te le
darei io le maniere civili!" interruppe una cameriera che passava con dei
piatti sporchi...
Il locale era ormai deserto,
a parte un tavolo di attempati capi redattore, clienti fissi che a quell'ora,
terminato il lavoro al giornale, andavano da una vita all'osteria in di Danilo per cenare. Si conoscevano
tutti.
Lo sciamano scivolò sul
fianco di Danilo; lui, pensando che se tutto andava bene sarebbe riuscito a
farsi fare credito, si sedette a capo tavola. Bisognava solo aspettare il
momento buono per parlargli... Lo sciamano approfittando di una pausa iniziò a
dire cosa pensava di quello sgombero, ma il socialista, abilmente, lo
interruppe e con l'aria di chi non deve difendere nessuno iniziò a descrivere
il sindaco, suo amico personale, come una persona responsabile e ragionevole,
amante dei giovani e conscio dei loro problemi, e altre stronzate del genere, e
andò via così per alcuni minuti.
Fu allora che lui, al
colmo della sopportazione, lo interruppe, e con aria molto calma, a bassa voce
disse: "Senti, posso fare un paio di precisazioni?".
Tutti tacquero, anche al
tavolo dei capiredattori, e le cameriere si fermarono.
Il suo discorso era
molto simile ad un rullo compressore, lento ma inesorabile. Inarrestabile. E
alla fine di quel discorso, anche se lui non l'aveva detto direttamente,
chiunque avrebbe concluso che il sindaco e la giunta erano solo una banda di
banditi, speculatori e nemici del popolo.
"...Ho finito.
Volevo solo dire questo...".
Ci fu una pausa che
sembrò non finire più. Il socialista era rosso in faccia e non sapeva dove o
chi guardare, così fissava stupidamente il suo bicchiere vuoto. Poi le
cameriere dissero: "Fatto bè!" E ripresero a sparecchiare i tavoli.
Danilo era raggiante e
fece portare altri bicchieri e ci fu per tutti una distriobuzione gratuita di
spumante. Loro comunque non si lasciarono andare per mantenere ben carica la
situazione. A quel punto tutti sapevano che non avrebbero pagato il whisky.
Appena fuori scoppiarono
le risate. "Hai visto la faccia del socialista?". "Ma chi
era?". "Bho!". "... uno stronzo...".
E lei ridendo:
"Hey! lo stronzo ha fatto una figura di merda!". Altre risate. Poi
lei barcollando un pochino continuò: "...Cioè io te voto... se te candidi
te voto...". Era il massimo.
Si diressero verso
l'auto pirata che già l'armonica, il rasta, e la bicobax erano scomparse. Il
pirata gridava Slega la lega / Lega
slega. Lei disse: "Dai! Metti la cassetta a palla!". Partirono
piano. Attraversarono alcuni incroci deserti coi semafori che lampeggiavano di
arancione. "Ma dove andiamo adesso?" urlò il pirata mentre gli altri
cantavano Slega la lega / lega slega.
Passarono in piazza come per accertarsi che fosse sempre deserta e lunare, poi
lo sciamano, come inseguendo un suo ragionamento segreto, disse: "Esatto! Andiamo al bar della
statale!". "Sii! Sì che ho quasi finito le sigarette!" aggiunse
lui. Il bar della statale era al limite della città, dopo la stazione. Oltre il
bar c'era il niente. Cioè la città continuava ma non c'era niente di
interessante, a meno che uno non avesse abitato in quel niente. Oltre il bar
c'erano le discoteche, un centinaio di chilometri più a nord, e in mezzo, la
strada. Tutti quelli che partivano o tornavano dal mondo delle discoteche si
davano appuntamento lì, e l'asfalto era coperto da segni di frenate che lo
rendevano particolarmente soffice al passo...
Slega la lega / lega slega. Entrarono.
Raccolsero un po' di soldi facendosi largo tra una folla di facce ora
stravolte, ora schizzate; si sedettero al tavolo, lui non prese le sigarette e
lei disse: "Il vino! Prendiamo il vino!".
Scelsero una bottiglia
di rosso Cònero, e dopo essere stati a turno in bagno, brindarono alla fine dei
socialisti. Addiruttura!
Slega la lega / lega slega. Lei:
"Dobbiamo fare qualcosa! Non può finire così Non voglio stare in piazza
tutta l'estate. Bisogna occupare!".
Lui la fissava,
osservando attentamente l'espressione del viso e con la coda dell'occhio il
movimento delle mani. Stava scoprendo che non riusciva a seguirla nel
ragionamento che lei tentava in quel bar prossimo all'alba.
Non era l'alcool che
ottenebra la mente, ma semplicemente rifiuto di ascoltare un'altra persona.
Non gli interessava
niente. A parte stare lì a bere con loro; ma neppure questo era vero. Era lì
perché il pirata non si decideva ad andare a casa e lui non aveva neppure
voglia di organizzarsi per andarci da solo.
Forse non aveva volontà,
e se stava bevendo era perché in un bar cos'altro si può fare?
Forse tutto questo era
molto negativo ma non se ne accorse; così continuava a guardarla e ascoltare
senza intendere la sua piacevole voce.
Sciamano:
"Bisognerebbe creare un qualcosa a livello di immagine... una tessera
con 5/10 punti rappresentanti le palesi
esigenze dei giovani; la distribuzione deve essere gratuita, in piazza...
durante un concerto/manifestazione
della posse pirata... il pomeriggio. La gente deve correre in piazza
perché sente la musica...".
Lei: "Sii! anche
una maglietta! Così la gente cammina per il corso e scopre di avere la stessa
maglietta... si sente più unita, e quando un vigile ferma uno con la maglietta:
BUM! Viene circondato da tutti i ragazzi e ragazze con la maglietta...
un'enorme banda che fa
casino e distrugge il comune...".
Seguì una pausa di
riflessione perché l'idea non era male.
Lui ne approfittò:
"Sciamano te lo sgombero l'avevi sognato?".
"Sì".
"Perché non ce
l'hai detto?".
"Non volevo".
"Hai sognato che rioccupiamo?".
"Non posso dirlo,
ho delle sensazioni strane".
Continuarono parlando di
sogni e di come lo sciamano era diventato lo sciamano. Lui studiava lo
sciamanesimo, credo, e aveva scoperto che lo sciamano era veramente uno
sciamano.
"Gli sciamani hanno
sempre un tamburo per fare rumore...".
"Il mio è lo
skate".
Lei rivolgendosi a lui
cercò di attrarre l'attenzione dicendo che anche lei aveva un sogno da
raccontare, ma lui non l'ascoltò... e il pirata era rapito dai racconti dello
sciamano... Poi il vino finì, il sole era finalmente spuntato, lei era già
tornata da qualche tempo nell'auto pirata, così decisero di andare via, a
dormire... Slega la lega / lega slega
fece ancora una volta lui, mentre il pirata a bassa voce diceva: "Merda!
Tra tre ore devo andare a lavorare...".
Tratto da Sette sani
racconti di Oskar Barrile, Transeuropa edizioni