CAPITOLO I o BALLATA DELLA PENTATONICA SACRA

 

 

Lei era una tipa negativa. Non cattiva, e neanche stupida. Ma negativa.

Lui pensava spesso alla rivoluzione, ma aveva dei problemi con le parallele e per il fatto che non aveva ancora superato un trauma infantile circa la perfetta esecuzione della capriola. Questo lo tormentava, così, malgrado credesse nella rivoluzione, all'ora di cena andava a casa della madre.

Lei preferiva evitare la propria e, quando le telefonava che cenava fuori, non riusciva neppure a parlare che già la madre dicendo mi fai schifo riattaccava.

Lei andava sullo skate anche con la gamba ingessata e non si faceva niente. E non aveva paura.

Lui quando provava a impedirle di togliere la cassetta dall'autoradio sbatteva da solo la testa nell'interno del tetto.

Violentemente.

L'auto non era né di lei né di lui ma di un pirata. Il pirata non aveva traumi per le capriole, e non era negativo, ma ascoltava pazientemente i discorsi sulla rivoluzione e pazientemente osservava l'evoluzione della skater tenendo i piedi ben per terra.

Un giorno lui la portò al cimitero soprattutto per mostrarle la lapide da lui scoperta di un'antica sposa che si uccise il giorno prima di suo marito ormai spacciato.

Lei una settimana dopo sognò la foto di un antico aviatore di una lapide che incontrarono per caso come tante altre nel cimitero.

Quando si incontravano in mezzo agli amici quasi non si salutavano; da soli o tra la gente non si sfioravano neppure, ma spesso finivano per mettersi le mani addosso. Non  con cattiveria e neanche in modo negativo forse, ma ridendo. Ma i segni delle anfibiate, dei graffi e dei pugni restavano davvero.

Insieme ridevano, anche se sicuramente i motivi erano differenti. Quando lui parlava seriamente lei rideva, allora anche lui lo faceva perché pensava che era assurdo ridere quando uno parla sul serio; e quando lei raccontava qualcosa di stupido, come la prova burro al supermercato, anche lui rideva perché pensava che era troppo idiota trovare divertente una vecchia storiella del genere.

Lui criticava tutto e aveva un commento pronto per qualsiasi cosa.

Lei non provava interesse per nessuna cosa...

Una sera, in piazza, lei era seduta su una panchina rotta. Con una mano si teneva senza motivo l'altro braccio mentre con gli occhi ben aperti fissava una bottiglia vuota di ceres distante alcuni metri sulla strada: stava pensando. Lui stava parlando di cose serie con il pirata che era intento a far tirare bene la sua camel, e stavano tutti e due puntellati sul fianco dell'auto pirata. Quella sera in piazza arrivò il rasta con un'armonica dentro la custodia.

Il rasta aveva i capelli da rasta, e anche i vestiti erano da rasta e il cappello aveva i colori rasta. Insieme al rasta c'era la bicobax che era una creativa che indovinava sempre i colori degli abiti anni '70 che indossava.

Improvvisamente, con il classico rumore delle ruote dello skate che corrono veloci sull'asfalto, arrivò lo sciamano sopra il suo skate. Intorno c'erano dei cani e delle birre, alcune vuote altre piene. Sullo sfondo il solito arredo urbano che circonda la gente nelle città: semafori, strade, marciapiedi, semafori, alberi rinsecchiti, panchine rotte, muri di palazzo scritti e disegnati.

TA! Era il rumore dello skate che urta frontalmente sul gradino del marciapiede e si ferma. Lo sciamano con un po' d'affanno scese dallo skate, e dalla tasca dei pantaloni un tempo bianchi estrasse la bottiglia di birra e la stappò. TLINK! Lei guardava il tappo rotolare per terra e quando si fermò, rimase fissa a guardarlo. Il pirata fumava appoggiandosi alla sua auto con la musica a palla. Nessuno parlava e nessuno si salutò, ma era come se lo avessero fatto.

"È un'armonica in MI" fece il rasta "Ma non so suonarla...". E cominciò a suonarla a caso.

"Grande!... ci vorrebbe una chitarra!" disse lo sciamano.

"In MI?" fece lui "Potrei fare un gran bel blues in MI se ci fosse la chitarra...".

Tutti ascoltavano le note a caso suonate dal rasta. Il pirata per sentire meglio chiuse la portiera dell'auto invece dell'autoradio.

Sciamano: "Ma l'armonica ha un'altra accordatura..."

Lui: "Se è in MI, è in MI per tutti...".

Sciamano: "No. È... la PENTATONICA!". E disse questa parola quasi in tono sacro.

 "Che significa??! È pur sempre accordata in MI!"

 "No. Sarebbe... SI! Sulla chitarra è il giro di SI! Esatto!"

Rasta: "Secondo te. Questo. È un MI... oppure è un SI?". E suonò. Continuarono per altri venti minuti nella totale indifferenza degli altri che comunque li guardavano anche perché i cani erano distesi immobili e anche la birra era finita...

Lui: "...Scommettiamo?" Sciamano: "Una boccia di whisky"."Vai!" disse il Rasta    . Improvvisamente l'attenzione divenne totale: whisky- scommessa- dove?-come?- quando? Subito! La birra era finita, la piazza era una desolazione e tutti cercavano di capire la differenza tra un MI e un SI, e soprattutto quale mistero celava quell'unica parola così ripetuta: PENTATONICA.

Partirono. All'osteria di Danilo c'era un pianoforte. Malgrado il nome era un posto per ricchi. Loro, malgrado la scommessa, non avevano soldi. Ma Danilo un po', forse, li avrebbe perdonati.

"Dobbiamo fare una prova col piano. C'è una scommessa in corso" dissero in coro. "Andate..." fece Danilo. Il piano era nel piano di sotto che a quell'ora era deserto. Un posto tutto per loro. Si sedettero tutti seri, e le mani dello sciamano cominciarono a cercare i tasti giusti per un giro di SI.

Il rasta soffiava forte l'armonica.

"Vedi che è un giro di SI!".

Fu la volta di lui con il suo giro di MI.

"Vedi che è un giro di MI!"

Qualcuno intanto chiedeva le note del giro di MI sperando di capirci qualcosa, ma ad un certo punto il pirata disse: "Cominciamo a prende la boccia, così c'è più tranquillità a capì chi c'ha ragiò!". I sorrisi di ineffabile gratitudine decretarono il pieno successo del pirata.

"Esatto!" fece lo sciamano che diceva spesso esatto perché da piccolo guardava sempre i quiz della televisione. Bevvero  whisky invecchiato 5 anni che costava una cifra spaventosa per loro: trentamila! Fecero numerosi brindisi a tutto quello che li circondava: tavoli, sedie, bottiglie e soprattutto alla pentatonica. La bicobax fissava muta gli affreschi della sala e sicuramente stava pensando agli accostamenti di colore sulla parete.

Il rasta di tanto in tanto, mentre ascoltava i discorsi e le battute, si passava tra le mani, lentamente, l'armonica fatata che aveva materializzato il whisky e la sala tutta per loro. Lei e il pirata ridevano; lo sciamano si godeva la scena anche perché si era stabilito, per convenzione, che la pentatonica sacra gli dava ragione. Lui invece durante i brindisi e i discorsi che si alternavano con grande rapidità fu investito da una raffica di pensieri trasversali che però non lo sorpresero, e decise di ricordare la marca del whisky, anche se quest'ultima intenzione non era certo positiva.

Cenere e sigarette continuavano ad ammassarsi nel portacenere quando lei attaccò per l'ennesima volta la storiella della prova burro al supermercato: "Signora assaggi questa pasta, Uhm! Buona! È burro? No, merda!...". Seguirono risate interrogative. Sotto il tavolo lei diede un'anfibiata pesante sullo stinco di lui, che contraccambiò ridendo. Scolata la bottiglia decisero di tornare su. Lui doveva spiegare a Danilo che la bottiglia l'avrebbe pagata un'altra volta. Una volta saliti lo videro  ad un tavolo conversare con due tipi.

Uno di questi, dall'abbigliamento e dai modi, era certamente un socialista. Importante. Parlavano seriamente di politica. Loro smisero di ridere e il padrone dell'osteria quando li vide li chiamò e, rivolgendosi al socialista, disse come per rafforzare un discorso che già da tempo stavano facendo che per esempio il suo sindaco, di cui il tipo vantava  essere amico, si doveva vergognare di averli sgomberati in quel modo, e il tipo diceva che però loro avevano tirato monetine, che non era da persone civili, e che poi occupare è illegale. "Te le darei io le maniere civili!" interruppe una cameriera che passava con dei piatti sporchi...

Il locale era ormai deserto, a parte un tavolo di attempati capi redattore, clienti fissi che a quell'ora, terminato il lavoro al giornale, andavano da una vita all'osteria in di Danilo per cenare. Si conoscevano tutti.

Lo sciamano scivolò sul fianco di Danilo; lui, pensando che se tutto andava bene sarebbe riuscito a farsi fare credito, si sedette a capo tavola. Bisognava solo aspettare il momento buono per parlargli... Lo sciamano approfittando di una pausa iniziò a dire cosa pensava di quello sgombero, ma il socialista, abilmente, lo interruppe e con l'aria di chi non deve difendere nessuno iniziò a descrivere il sindaco, suo amico personale, come una persona responsabile e ragionevole, amante dei giovani e conscio dei loro problemi, e altre stronzate del genere, e andò via così per alcuni minuti.

Fu allora che lui, al colmo della sopportazione, lo interruppe, e con aria molto calma, a bassa voce disse: "Senti, posso fare un paio di precisazioni?".

Tutti tacquero, anche al tavolo dei capiredattori, e le cameriere si fermarono.

Il suo discorso era molto simile ad un rullo compressore, lento ma inesorabile. Inarrestabile. E alla fine di quel discorso, anche se lui non l'aveva detto direttamente, chiunque avrebbe concluso che il sindaco e la giunta erano solo una banda di banditi, speculatori e nemici del popolo.

"...Ho finito. Volevo solo dire questo...".

Ci fu una pausa che sembrò non finire più. Il socialista era rosso in faccia e non sapeva dove o chi guardare, così fissava stupidamente il suo bicchiere vuoto. Poi le cameriere dissero: "Fatto bè!" E ripresero a sparecchiare i tavoli.

Danilo era raggiante e fece portare altri bicchieri e ci fu per tutti una distriobuzione gratuita di spumante. Loro comunque non si lasciarono andare per mantenere ben carica la situazione. A quel punto tutti sapevano che non avrebbero pagato il whisky.

Appena fuori scoppiarono le risate. "Hai visto la faccia del socialista?". "Ma chi era?". "Bho!". "... uno stronzo...".

E lei ridendo: "Hey! lo stronzo ha fatto una figura di merda!". Altre risate. Poi lei barcollando un pochino continuò: "...Cioè io te voto... se te candidi te voto...". Era il massimo.

Si diressero verso l'auto pirata che già l'armonica, il rasta, e la bicobax erano scomparse. Il pirata gridava Slega la lega / Lega slega. Lei disse: "Dai! Metti la cassetta a palla!". Partirono piano. Attraversarono alcuni incroci deserti coi semafori che lampeggiavano di arancione. "Ma dove andiamo adesso?" urlò il pirata mentre gli altri cantavano Slega la lega / lega slega. Passarono in piazza come per accertarsi che fosse sempre deserta e lunare, poi lo sciamano, come inseguendo un suo ragionamento segreto, disse: "Esatto! Andiamo al bar della statale!". "Sii! Sì che ho quasi finito le sigarette!" aggiunse lui. Il bar della statale era al limite della città, dopo la stazione. Oltre il bar c'era il niente. Cioè la città continuava ma non c'era niente di interessante, a meno che uno non avesse abitato in quel niente. Oltre il bar c'erano le discoteche, un centinaio di chilometri più a nord, e in mezzo, la strada. Tutti quelli che partivano o tornavano dal mondo delle discoteche si davano appuntamento lì, e l'asfalto era coperto da segni di frenate che lo rendevano particolarmente soffice al passo...

Slega la lega / lega slega. Entrarono. Raccolsero un po' di soldi facendosi largo tra una folla di facce ora stravolte, ora schizzate; si sedettero al tavolo, lui non prese le sigarette e lei disse: "Il vino! Prendiamo il vino!".

Scelsero una bottiglia di rosso Cònero, e dopo essere stati a turno in bagno, brindarono alla fine dei socialisti. Addiruttura!

Slega la lega / lega slega. Lei: "Dobbiamo fare qualcosa! Non può finire così Non voglio stare in piazza tutta l'estate. Bisogna occupare!".

Lui la fissava, osservando attentamente l'espressione del viso e con la coda dell'occhio il movimento delle mani. Stava scoprendo che non riusciva a seguirla nel ragionamento che lei tentava in quel bar prossimo all'alba.

Non era l'alcool che ottenebra la mente, ma semplicemente rifiuto di ascoltare un'altra persona.

Non gli interessava niente. A parte stare lì a bere con loro; ma neppure questo era vero. Era lì perché il pirata non si decideva ad andare a casa e lui non aveva neppure voglia di organizzarsi per andarci da solo.

Forse non aveva volontà, e se stava bevendo era perché in un bar cos'altro si può fare?

Forse tutto questo era molto negativo ma non se ne accorse; così continuava a guardarla e ascoltare senza intendere la sua piacevole voce.

Sciamano: "Bisognerebbe creare un qualcosa a livello di immagine... una tessera con  5/10 punti rappresentanti le palesi esigenze dei giovani; la distribuzione deve essere gratuita, in piazza... durante un concerto/manifestazione  della posse pirata... il pomeriggio. La gente deve correre in piazza perché sente la musica...".

Lei: "Sii! anche una maglietta! Così la gente cammina per il corso e scopre di avere la stessa maglietta... si sente più unita, e quando un vigile ferma uno con la maglietta: BUM! Viene circondato da tutti i ragazzi e ragazze con la maglietta...

un'enorme banda che fa casino e distrugge il comune...".

Seguì una pausa di riflessione perché l'idea non era male.

Lui ne approfittò: "Sciamano te lo sgombero l'avevi sognato?".

"Sì".

"Perché non ce l'hai detto?".

"Non volevo".

"Hai sognato che rioccupiamo?".

"Non posso dirlo, ho delle sensazioni strane".

Continuarono parlando di sogni e di come lo sciamano era diventato lo sciamano. Lui studiava lo sciamanesimo, credo, e aveva scoperto che lo sciamano era veramente uno sciamano.

"Gli sciamani hanno sempre un tamburo per fare rumore...".

"Il mio è lo skate".

Lei rivolgendosi a lui cercò di attrarre l'attenzione dicendo che anche lei aveva un sogno da raccontare, ma lui non l'ascoltò... e il pirata era rapito dai racconti dello sciamano... Poi il vino finì, il sole era finalmente spuntato, lei era già tornata da qualche tempo nell'auto pirata, così decisero di andare via, a dormire... Slega la lega / lega slega fece ancora una volta lui, mentre il pirata a bassa voce diceva: "Merda! Tra tre ore devo andare a lavorare...".

 

Tratto da Sette sani racconti di Oskar Barrile, Transeuropa edizioni