Di Maria Manganaro
Massimo Canalini
è l’editore anconetano che più di dieci anni fa si impose all’attenzione nazionale
come talent-scout di autori giovanissimi, erano i tempi della fortunata collaborazione
con Pier Vittorio Tondelli, Da Silvia Ballestra a Enrico Brizzi, il suo lavoro
prosegue oggi con una scoperta nell’universo punk, Sette sani racconti,
a dispetto del titolo, è il primo romanzo di Oskar, ovvero Raimondo Barrile,
un nome noto ad Ancona per la sua attività nei centri sociali e per i suoi
graffiti. Sebbene la città dorica non venga mai citata, suonano noti tutti
i riferimenti e le frasi dialettali del libro. Al lettore, però, basta sapere
che siamo in una provincia italiana.
L’introduzione
anonima al romanzo immette in un clima di epica fatalità che comprende anche
l’incontro con lo stesso editore, di notte, in birreria. Diviso in sette capitoli,
più un prologo, l’ordito è basato sulla narrazione di fatti realmente accaduti,
su esperienze di vita vissuta da parte di una banda di punk’abbestia stretta
intorno alla consuetudine all’oralità, ai racconti “intorno al fuoco”. Tutto
ha inizio nei primi mesi del’92 quando le forze dell’ordine sgomberano il
loro centro sociale occupato, per concludersi nel giorno di capodanno ’93
con una consapevolezza nuova, diversa, raggiunta nei dieci mesi di purificazione,
di rivelazioni quasi mistiche. E’ la storia di un viaggio o di tanti viaggi,
fisici e metafisici, che senza alcuna pretesa letteraria risponde alla necessità
di svuotarsi, di sgomentarsi, di ripercorrere un periodo di vita per leggerne
il senso e andare oltre. Nella sospensione creata dalla perdita della sede,
la banda rimane unita per scorribande notturne, pomeriggi annoiati, risse
con i tossici o i metallari, feste, tournées musicali su improbabili mezzi
di locomozioni. Fra cani, canne, acidi e quantità di alcool da coma etilico,
comincia l’errabonda avventura fatta di esperienze apparentemente isolate,
spericolate, sempre a un passo dalla morte. Ma vissute e narrate con un divertimento
infantile che in certi momenti è davvero esilarante, Gergali descrizioni colorate
pervadono tutta la scrittura di Oskar, concentrata su un lui che sembra essere
l’io narrante in terza persona e sulla tipa negativa, del tutto disinibita
ed eternamente in trip, capace di scolarsi inverosimili quantità di
alcool, il cui modello è naturalmente Charles Bukowski, Ci sono poi il pirata,
lo sciamano, l’intirizzito, quella col cappotto rosso e i cani di cui in copertina
è riprodotta la foto di un bel muso, fuori fuoco naturalmente. A differenza
dello scrittore americano solitario, questi punk vivono in collettività, vedono
anche attraverso gli occhi degli altri allucinate visioni alterate di una
realtà dissonante e profondamente parallela a quella dei normali
Il Messaggero,
11/12/1999